Ottica da Cecchino "La Filotecnica" Anno 1917.....

Storica del Fucile 91 con Ottica "La Filotecnica"

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    PREFAZIONE:
    Dopo molti anni di attente ricerche, per cercar di portar luce su un'argomento estremamente affascinante e tanto misterioso, mi trovo oggi ad avere il piacere di condividere, con chiunque volesse, i frutti di molte fatiche.
    Quello che andrò a descrivere appartiene, sono certo, alla storia di ognuno di noi e rappresenta un piccolo ma fondamentale tassello che porta luce sulla storia di una delle più rare e ricercate ottiche italiane della Prima Guerra Mondiale e non solo.
    L'argomento che andrò a relazionare coinvolge a pieno la storia di "quest'occhio mortale" che tanto caro fu ai nostri tiratori scelti durante la Prima Guerra Mondiale.

    IL CANNOCCHIALE "LA FILOTECNICA":
    Il Cannocchiale “La Filotecnica Milano”, i Modelli Francesi denominati “Scheibler” e "Amigues" (Era in uso ai soli cecchini francesi anche la APX Modello 1916), furono le uniche 3 versioni significative distribuite ai Tiratori Scelti Italiani durante la Grande Guerra.
    Il Cannocchiale “La Filotecnica” altresì era in parte la versione derivata del modello francese "Albert Amigues".
    Queste sono le caratteristiche dell’ottica “La Filotecnica":
    - Una rotellina a cursore bloccabile con apposita vite zigrinata, permette di regolare il reticolo sino a 300 metri.
    - Il reticolo è di tipo a " ago ".
    - Il Cannocchiale è dotato di 5,5 ingrandimenti.
    - Diametro Oculare 40 mm.
    - Diametro Lente di uscita 23 mm.
    - Lunghezza Totale 28,5 cm.
    Il cannocchiale "La Filotecnica Milano", rispetto alle ottiche francesi Mod. “Scheibler” e "Amigues", fu notevolmente migliorato sia nella parte ottica sia in quella meccanica:
    - Fu meno soggetta ad inceppamenti e rotture perché la meccanica fu resa più fluida e precisa;
    - Fu eliminato il mollone che avrebbe dovuto attutire il contraccolpo dato dal rinculo del'arma in quanto si rivelò inutile;
    - Fu ridotto l'ingombro accorciandola di 2 cm;
    - Fu dotata di un pratico innesto di bloccaggio rapido;
    - Furono utilizzate lenti di primaria qualità, come era nella tradizione della La Filotecnica.
    I francesi capirono ben presto che il loro cannocchiale di mira non era adeguato al compito affidatogli.
    Quindi, dopo averlo fornito all'Italia, passarono dapprima ad una versione migliorata (con l'aggiunta di un grande oculare in gomma e l'accorciamento del "tubo" perchè fosse più luminoso), finchè, verso la fine del 1916, adottarono il "Mie. APx", costruito dalla ditta G. Forest di Parigi, che andò ad equipaggiare i Lebel .

    IL FUCILE 91 CON OTTICA:
    Di seguito pubblico il mio Fucile Carcano Mod. 1891 (Disattivato), prodotto dall'Arsenale Armi di Terni nel 1917, che fu destinato ai cecchini del Regio Esercito Italiano durante la prima guerra mondiale a partire dal 1917.
    Questo fucile fa parte di una limitatissima produzione (*) facente parte di un lotto avente matricole rigorosamente YN comprese in un range tra il Nr. 8000 ed il Nr. 9999.
    Questo fucile, è dotato di particolari attacchi per l'innesto di un rarissimo cannocchiale prodotto da "La Filotecnica - Milano", la quale dispone di 5,5x ingrandimenti circa ed è dotata di una ghiera a cursore per la messa a fuoco.
    Queste ottiche, una volta prodotte da "La Filotecnica Milano", venivano inviate alla Fabbrica d'Armi Terni dove, tecnici specializzati, provvedevano al posizionamento micrometrico di appositi attacchi sul fucile, i quali dovevano compensare la mancanza di deriva dell'ottica in quanto, il tiratore scelto, poteva agire solo sulla regolazione dell'alzo del reticolo mediante apposita rotellina a cursore sulla quale sono riportati traguardi di 100, 200 e 300 metri. Questa procedura permise di realizzare un fucile che consentiva al cecchino di effettuare tiri di alta precisione anche a lunghe distanze.
    Questo fucile è uno dei 3/4 esemplari originali conosciuti e certamente l'unico disattivato in quanto, una regolamentazione successiva rispetto alla data di disattivazione di questo fucile ne vietò, causa l'estrema rilevanza storica, la disattivazione. Questo pertanto è l'unico esemplare di questa serie regolarmente detenibile da chiunque senza l'obbligo del titolo di porto di fucile.

    (*)ESTREMAMENTE IMPORTANTE:
    Dopo molti anni di attente e scrupolose ricerche condotte, riguardo la leggendaria storia sulla produzione del Fucile Carcano 91 dotato di ottica La Filotecnica Milano destinato ed utilizzato dai cecchini Italiani del Regio Esercito Italiano durante la prima guerra mondiale, è doveroso fare una importante e fondamentale rettifica per portare alla luce la vera storia ed il reale numero di fucili, con ottica, sino ad oggi stimati da collezionisti e storici, in via del tutto teorica, in 2000 esemplari. Si è conoscenza e possiamo affermare con assoluta certezza che, ogni lotto di produzione di Carcano 91, era composto da 10000 esemplari che venivano matricolati con almeno un suffisso indicante una lettera. I 91 venivano matricolati iniziando dal Nr. A1 fino al n A9999 finchè, terminata la produzione del lotto, veniva sostituita progressivamente una lettera dell'alfabeto ricominciando dal 1 e cosi via, sino ad utilizzare due suffissi letterali. Si conosce già da tempo l'esistenza di soli 3/4 fucili con ottica facenti parte di un lotto di 10000 esemplari con suffisso YN prodotti dalla Fabbrica Armi di Terni nel 1917: questi particolari fucili sono inseriti all'interno di un range matricolare compreso tra YN8000 e YN9999. Altresì anche i relativi cannocchiali prodotti da La Filotecnica nel 1917, riportano matricole comprese tra 8000 - 9999.
    E' con la massima ragionevolezza dunque che si afferma che gli esemplari di Carcano 91, con cannocchiale La Filotecnica prodotti per essere destinati ai cecchini, non furono 2000 in quanto non furono 2000 i cannocchiali prodotti.
    E' necessario infatti partire da un presupposto fondamentale: LA FILOTECNICA MILANO, azienda primaria specializzata nella costruzione di ottiche e strumenti di altissima precisione, iniziò la sua produzione nel 1877 attribuendo al primo oggetto prodotto matricola "1" e assegnando successivamente una numerazione progressiva delle matricole senza tenere conto dell'anno e della diversità dei lotti prodotti così come invece diversamente avveniva per altre aziende come ad esempio La Carl Zeiss Jena, la cui produzione dei lotti, per tipo di strumento, non era sequenziale fino all'esaurimento della commessa. All'interno de "La Filotecnica Salmoiraghi" infatti esistevano più linee di produzione pertanto, i numeri di matricola, potevano essere assegnati, se pur consecutivamente ad una produzione parallela e contemporanea, a strumenti ed ottiche totalmente diversi tra loro. Ciò significa che nelle presunte 2000 matricole (8000-9999), relative i cannocchiali che rispettivamente dovevano essere installati sui 2000 fucili, va tenuto conto che vi sono, all'interno della numerazione matricolare, anche molti strumenti ed ottiche di tipologia diversa come ad esempio sestanti, binocoli, microscopi, strumenti scientifici, topografici etc. etc.
    A conferma di ciò si è riscontrare che, in quel range matricolare (8000-9999), vi sono compresi strumenti diversi rispetto ai soli cannocchiali da cecchino. Su tutti, ad esempio, si è riscontrato un sestante marcato La Filotecnica Milano, prodotto per la Regia Marina Italiana, avente matricola 8779.
    Quindi in questi anni in modo del tutto superficiale e teorico, certamente purtroppo senza poter disporre di nessuna prova documentata utile a favorire chiarimenti, è stato erroneamente convenuto quantificare la produzione di Carcano 91 con ottica La Filotecnica, in 2000 esemplari (dalla matricola YN8000 alla matricola YN9999).
    Pertanto a conclusione di ciò, anche a fronte del quantitativo limitatissimo di strumenti prodotti per tipo da La Filotecnica Milano in quegli anni, si può asserire, con assoluta ragionevolezza, che i fucili Carcano 91 con cannocchiale destinati ai cecchini non furono oltre i 100 esemplari.

    COSA C'E' DA SAPERE:
    Il 7 Agosto 1915, con ordine del Comando Supremo del Regio Esercito, a firma del Sottocapo di S.M., Gen. Porro, furono istituiti i cecchini (l’oggetto della circolare riporta però “Tiratori Scelti”) al fronte.
    Era previsto un fregio da braccio, da cucirsi in senso obliquo a metà tra spalla e gomito, raffigurante un fucile ricamato in filo nero su panno grigioverde per la truppa. Oltreciò veniva rilasciato anche un attestato di conferimento.
    Purtroppo, il nostro Comando Supremo, non istituì ne prevedette mai una scuola "cecchini" come a differenza fecero i francesi con le scuole Hesketh-Prichard dove vennero insegnate tecniche di mimetismo ed infiltrazione.

    Come riporta altresì il Compendio D'istruzioni per l'Esame di Tiratore Scelto - Tiro a Segno Nazionale, anno 1915 - si pensò di redigere un "Modus Operandi", il quale riporta quanto segue:
    In Piedi - Il tiratore è volto obliquo destro, col piede destro spostato indietro ed a destra di circa mezzo passo, secondo la propria statura, le ginocchia tese, il peso del corpo egualmente ripartito sulle gambe, la testa volta di fronte, con lo sguardo fisso avanti.
    L'arma con l'otturatore in posizione di sparo, è spianata e premuta contro la spalla destra con ambe le mani, ma senza sforzo, la mano sinistra in corrispondenza del centro di gravità col pollice disteso lungo il fusto, le altre dita unite e piegate di traverso senza toccare la canna.
    Il braccio sinistro, naturalmente piegato, dirige l'arma verso l'oggetto da mirare, senza inclinarla ne a destra ne a sinistra; la mano destra stringe l'impugnatura col pollice disteso sul suo fianco destro; l'indice appoggiato leggermente sul grilletto; le altre dita unite e piegate in modo da avvolgere l'impugnatura; il gomito destro naturalmente rialzato senza oltrepassare la spalla; la testa leggermente inclinata verso il calcio, in guisa che l'occhio destro possa dirigere una visuale che, lambendo il fondo della tacca dell'alzo e la sommità del mirino, vada all'oggetto che si vuol colpire.
    Si può tollerare che la mano sinistra sia tenuta più avanti o più indietro del centro di gravità, quando ciò sia più comodo per il tiratore.
    La posizione dei piedi dev'essere tale da dare al corpo, senza che questo si irrigidisca e contragga alcuna delle sue parti.
    Ogni viziosa disposizione del corpo è a danno dell'immobilità nel puntamento e rende meno agevole all'occhio la percezione del punto da mirare.
    Le anche devono risultare disposte secondo la linea dei talloni, affinchè il corpo non sia contorto, le spalle alla stessa altezza e in posizione corrispondente quella delle anche.
    Il tiratore deve essere addestrato a puntare con l'occhio destro, tenendo chiuso il sinistro.
    Quando però, per grave difetto di vista dell'occhio destro taluno fosse costretto a servirsi del sinistro, è consigliabile ch'egli punti come se fosse mancino.
    Così pure se taluno non sapesse, per invincibile difficoltà, tener chiuso l'occhio sinistro, gli si potrà consentire di puntare con ambedue gli occhi.
    In Ginocchio - Il tiratore col ginocchio destro posato a terra, dietro e un poco a destra del calcagno sinistro, ed il ginocchio sinistro piegato quasi ad angolo retto, è seduto sul calcagno destro, lo sguardo fisso avanti.
    L'arme con l'otturatore in posizione di sparo è tenuta come nella posizione in piedi; il gomito sinistro è appoggiato sopra il ginocchio.
    A Terra - Il tiratore col corpo disteso bocconi a terra, le gambe o distese o leggermente aperte, ovvero incrociate, secondo che torna più comodo, appoggia a terra uno od ambedue i gomiti.
    L'arma coll'otturatore in posizione di sparo, è tenuta come nella posizione in piedi.
    Da Seduto - E' posizione che può tornare adatta su forti pendenze o su speciali accidentalità del terreno.
    Il tiratore è seduto in modo da sentirsi il più comodo possibile.
    L'arme, coll'otturatore in posizione di sparo è tenuta come nella posizione in piedi; il gomito sinistro, quando ciò riesca comodo, è appoggiato sul ginocchio.

    Un manuale del Regio Esercito, stampato nel 1916 e citato su Uniformi e Armi n° 151 del Novembre 2008, argomento "cecchini in grigioverde" di Filippo Cappellano e Livio Pierallini, emanava le disposizioni per l'uso del cannocchiale:
    1) Compito del fucile munito di cannocchiale è di colpire comandanti, osservatori d'artiglieria e in genere bersagli piccoli, seminascosti, o per qualche ragione poco visibili.
    2) Quest'arma dev'essere impiegata con ogni cura e affidata solo ad individui che, oltre ad essere buoni puntatori, ne conoscano perfettamente l'uso, e siano in grado di rendersi conto della precisione e della delicatezza del congegno.
    3) Ogni tiratore deve essere accompagnato da uno o due uomini che, nel caso che il tiratore rimanga ferito, riportino il fucile al comandante la compagnia.
    4) A chi non ne abbia l'incarico è proibito nel modo più assoluto di smontare o manomettere con qualsiasi mezzo il cannocchiale; in caso di guasti il fucile sarà rimesso personalmente al comandante la compagnia che ne curerà l'invio a chi di dovere per le necessarie riparazioni.
    5) Ogni cannocchiale è adattato ad un determinato fucile ed è proibito montarlo su un altro fucile, perchè non si sarebbe più sicuri di colpire: ogni cannocchiale e ogni astuccio portano impresso il numero di matricola del relativo fucile.
    6) E' necessario che, prima di montare il cannocchiale sul fucile, il tiratore si accerti che gli attacchi siano ben puliti e scevri di granelli di sabbia o altro che possa compromettere la rettifica della mira ottica.
    7) Per assicurarsi della rettifica della mira ottica: rovesciare l'alzo; regolare il bottone graduato superiore per la distanza di 200 metri; puntare l'arma (appoggiata) contro un bersaglio distante circa 200 metri servendosi del cannocchiale; verificare se la linea di mira ordinaria e quella ottica passano per il medesimo punto: possibilmente sparare qualche colpo e verificare se il punto colpito coincide con quello puntato.
    8) Il fucile munito di cannocchiale deve essere accuratamente sgrassato prima del tiro e la canna deve essere pulita a secco dopo ogni colpo, per ottenere sempre un tiro preciso. Dopo l'uso si procederà a una pulitura accurata, servendosi della bacchetta e di canapa, strofinacci di cotone e piccoli pezzi di legno, nonchè petrolio, olio, sapone lubrificante, grasso per armi - Evitare assolutamente di servirsi di altri mezzi.
    9) Il bottone graduato superiore dev'essere regolato secondo la distanza del bersaglio e poi fissato colla apposita vite di pressione; evitare di manovrarlo quando non sia strettamente necessario, per non logorare inutilmente le parti interne.

    Il Cecchino prestava il servizio di vedetta/sentinella quando sorvegliava il fronte e sotto riporto alcune punizioni, per violata consegna del compito, che il regolamento militare di guerra prevedeva. Si va, nei casi più gravi, dalla pena di morte "...mediante fucilazione nella schiena..." o "nel petto" (da Arte Militare e Regolamenti - 1915, una sinossi in dotazione ai corsi di ufficiale di complemento) a seconda se l'abbandono del posto comprenda anche la diserzione, fino alla consegna semplice (nel testo pena disciplinare) da scontare nei turni di riposo in retrovia.
    Dal libretto personale Regio Esercito Italiano - edizione 1915 - in cui i reati sono esposti in modo più sintetico:
    La sentinella o vedetta, collocata innanzi ad un posto o corpo qualunque di militari esposti agli attacchi del nemico, od in un sito forte assediato o investito, che non eseguirà la consegna od abbandonerà il posto in cui fu collocata sarà punita di morte, qualora la sicurezza del posto, del sito forte o dei militari sia stata compromessa.
    Se la menzionata sicurezza non sia stata compromessa o la sentinella sia trovata addormentata, o si lasci senza necessità rilevare da altri che dai caporali della guardia di cui fa parte, incorrerà nella pena di tre a dieci anni di reclusione militare.
    La sentinella o vedetta, collocata alla guardia di parchi d'artiglieria, di convogli o magazzini di munizioni da guerra, arredi, viveri o foraggio, che abbandonerà il suo posto, o mancherà in qualunque modo alla consegna, sarà punita con la reclusione militare da tre anni a sette.
    Sarà invece punita col carcere militare da due mesi a sei se sarà trovata addormentata.
    La sentinella o vedetta che, fuori dei casi precedenti, abbandonerà il suo posto, o mancherà in qualunque modo alla consegna, sarà punita col minimo della reclusione militare o col carcere militare.
    Sarà invece punita con pena disciplinare se sarà trovata addormentata.

    TESTIMONIANZE:
    Riporto alcune testimonianze, tratte da "Memorie di Guerra - Il Dovere e la Ragione", in cui sono riportate le memorie di un cecchino Italiano "Anonimo":
    "........Quindi mi ha educato anche a sapere i punti più delicati o più mortali o quelli più dolorosi che permettano di non fuggire o di agonizzare immobile. Cose crudeli ma necessarie in questa guerra che mi rendo conto solo adesso di quanto siano sudice e tremende...Quindi ripassai tutti gli organi per ordine di morte per poi passare alle ossa per ordine di invalidazione. Testa, cuore, stomaco alto, polmone, colonna vertebrale, occhio e via di seguito. Poi ossa delle gambe, piede, mano".
    "Addirittura mi è stato fatto un lasciapassare che è valido per tutta la Zona Carnia(n.d.r. la zona in cui operava il nostro cecchino)dove si dice che devo rendere conto direttamente all'ufficiale superiore dal quale esclusivamente debbo avere le direttive generali o singolari da parte del Comando...che ho facoltà ed autorizzazione nello spostarmi senza ordine di trasferimento alcuno e senza dare conto ai subordinati all'interno e lungo le linee del fronte".
    "Presi il cannocchiale e cercai di scovare un nemico nascosto. Lo vidi con l'elmetto marroncino (n.d.r. evidentemente aveva il suo M16 ricoperto da telino antiriflesso) disteso dietro ad un piccolo speroncino di roccia che armeggiava qualcosa.
    Puntai verso di lui mettendoci tutta la mia arte e pazienza.
    Binocolo sopra il fucile, lo vedevo armeggiare, forse chiamare e più armeggiava e chiamava e più si distraeva dalla sua protetta, o quasi, posizione e più montava in me la voglia di ammazzarlo.
    Ebbi la fortuna di centrare una spalla già al primo colpo. Mi accorsi del centro perché vidi lo spolvero della casacca colpita accuito dall'impatto con le carni.
    Subito dopo lo ricentrai mentre si dimenava per chiamare aiuto o dal dolore, questa volta di tralice nel petto: e lo vidi stramazzare.
    Non bastava mi misi a cercarne altri fino a scovarne uno nascosto ancora dietro un fusto di albero che smanettava in direzione di un suo compagno, anch'esso nascosto nell'albero accanto.
    Ci vollero tre tiri prima di centrargli in pieno il ginocchio e vederlo cadere di lato purtroppo sempre nascosto dall'albero. Ebbi ancora più fortuna quando, il suo commilitone, credendo che il tiro fosse stato uno dei tanti che partivano a casaccio dalla trincea e non da un cecchino, cercò incautamente di soccorrerlo.
    Allora lo colpii fra elmetto e collo. Lo vidi barcollare, dopo un attimo di fredda immobile morte tanto che stavo per tirargli ancora. Poi scartò di lato: finito".

    Sempre da "Memorie di Guerra - Il Dovere e la Ragione" riporto un passo dove viene descritta una postazione cui operava un cecchino italiano:
    "Non so chi aveva ricavato questa buchetta a forma di goccia appunto che aveva, nella parte terminale davanti al ripido pendio, una salita ghiaiata con sassi vari.
    La postazione, se così si può chiamare, era stata fatta con sassi e legni e pareva, in piccolissimo, una torre crollata da un fianco ove era restata solo una feritoia nel semicerchio ancora in piedi.
    A questa feritoia era stato messo uno scudo rettangolare di ferro spesso e verniciato di marrone con un foro a forma di oliva od uovo nel suo centro.
    Era da lì che dovevo sparare".

    Riprendendo la citazione tratta da "Memorie di Guerra - Il Dovere e la Ragione", avendo un impiego "da postazione", piuttosto che da "terra di nessuno", il luogo da cui operava il tiratore, infatti, era la trincea.
    Poteva operare da una feritoia della trincea, nel qual caso poteva adoperare degli appositi affustini per tirare con l'arma già aggiustata sul bersaglio, Oppure poteva operare da dietro uno scudo.
    La cosa interessante, e che si può verificare anche al giorno d'oggi, è lo sviluppo in piano delle trincee italiane, le quali hanno sempre avuto un andamento piuttosto "lineare", fatto probabilmente dovuto alla natura del terreno particolarmente impervio (mi riferisco ad esempio al Carso, per non citare l'Altopiano di Asiago od altri luoghi "ameni") e non tortuoso ed articolato come le trincee sul fronte occidentale.
    La tortuosità serviva soprattutto a difendere meglio il tratto di fronte in caso di colpo di mano nemico.

    Riporto un passo, tratto da pagina 63, del libro di Campana "Perchè ho Ucciso":
    "Ricordo il suo viso giovanissimo, sbiancato, magro, magro, occhi molto grandi, biondo, biondo.
    L'avevo già bene in mira, senza tremare, nel mezzo del petto. La tempia mi batteva forte contro il calcio del moschetto. Ho lasciato andare la botta e ho subito rialzato un po' il capo per vedere l'effetto del colpo: come a caccia, proprio come nei capannelli, quando si allunga il collo dalla guardiola per assicurarsi dove casca il morto.
    Egli ha inarcato le braccia contro il cielo, piegandosi sui ginocchi e si è afflosciato giù tra i massi con quattro o cinque strattoni"

    In Ultimo riporto la preghiera del Cecchino o Tiratore Scelto:
    San Gabriele Possenti
    che fosti virtuoso nel sacrificio e nel coraggio
    quanto nell`esercizio della mira,
    ti preghiamo, benedici le nostre armi
    affinché possano servire per difendere
    e giammai per offendere,
    affinché possiamo trovare nella nostra attività
    amicizia e fratellanza.
    Guida la nostra mano per fare centro
    con le nostre mani
    ed ancor più con il nostro comportamento,
    per essere degni cavalieri di questo tempo.
    Proteggici dai nemici
    di amore e libertà e giustizia
    e rendici degni e pronti al sacrificio
    Amen.



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    La Salmoiraghi fu un'azienda frutto dell’esperienza che Angelo Salmoiraghi acquisì, dopo essersi laureato al Politecnico di Milano, nella Filotecnica, fondata nel 1865, sotto la guida del fondatore Ignazio Porro. Nella Filotecnica, l’Ing. Salmoiraghi, rivestì cariche di responsabile fino ad acquisirne, nel 1873, la proprietà trasformando il nome in „Salmoiraghi, Rizzi e C.“ società dedita alla produzione di strumenti ottici e topografici. Nel 1877 la Società si sciolse e Angelo Salmoiraghi proseguì da solo l’attività con una nuova società denominata "Filotecnica Salmoiraghi". Alla Fine del Secolo ebbe eccellenti collaborazioni: su tutte quella di Francesco Koristka, migliorando l’offerta di strumenti ottici e di precisione. Sotto la sua guida la ditta si sviluppò notevolmente, fino ad acquisire un ruolo di primo piano tra i produttori di strumenti ottici e di precisione per il Regio Esercito, la Regia Aeronautica e la Regia Marina.



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    Edited by historicacollectibles - 30/4/2017, 11:26
     
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  2. giusroma
     
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    Impeccabile....
     
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    Un argomento interessantissimo. Trattato con la solita erudita ed approfonditissima conoscenza dell'amica Historicacollectibles!!!

    Mi hai incantato. Oltre a trasmettermi dati davvero interessanti che mi mancavano.

    Mi auguro che l'"amicizia" che lega Passione Binocoli a Historicacollectibles produca ancora tanti momenti come questo e che duri ancora per moltissimo tempo.

    Grazie, grazie davvero

    CarloRossi
     
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    Gualdo Tadino PG

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    Infinito "pozzo" di sapere...immensa!
    Il "mitico" 91 calibro 6,5 carcano..Grazie!!!
     
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    atomix58

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    Un altro interessantissimo pezzo di storia che H.C. ha voluto condividere con noi e di cui gli siamo profondamente grati.

    Lee Oswald, l'attentatore di J.F.Kennedy, usò un fucile carcano modello 91/38 (versione carabina, quindi con canna molto più corta) ora mi chiedo se lo adottò per la sua fama di arma precisa guadagnata sul campo, o solo per ragioni di economia..........chissà
    In ogni caso sappiamo però che non fu l'unica arma a sparare al presidente, ma questa è un'altra storia.
     
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    Il mio papà, esperto di armi in quanto collezionista negli anni '20 >40" di fucili a palla e di armi bianche dell' 800/900, si incavolava ferocemente quando sentiva le critiche che venivano mosse al Carcano '91- secondo lui era un fucile parecchio preciso.

    Moltissimi anni dopo, ho fatto un pò di esperienza al tiro a segno e mi sono fatto un pò di cultura sull'argomento fucili a palla: dal Carl Gustav (che ho posseduto) in avanti e credo di aver capito che ogni arma aveva le proprie "valenze" e i propri "difetti".

    ciao ciao
     
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  7. Bernhard
     
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    Ciao historicacollectibles,

    ti ringrazio per questa spiegazione impeccabile! Stavo cercando da parecchio tempo un po di informazione su questo cannocchiale, di che ne ho uno nella mia collezione, comprato insiemo con un moschettone 91TS. Non è in ottime condizione, ha ricevuto l'uno o l'altro colpo, ma l'ottica e la mechanica funzionano bene. La tua informazione sui numeri seriali è molto interessante - il mio porta il # 9696, inciso non molto profondamente, 90° sopra il marchio. Ma la rotellina sul mio cannocchiale permette di regolare il reticolo fino a 400 metri. C'erano variazioni o hanno forse modificato il modello alla fine della produzione? Ulteriore domanda, per favore: non c'è scritto nient'altro sul cannocchiale che "La Filotecnica Milano" sul oculare?

    Mille grazie in anticipo!
    Bernhard
    Austria

    PS: volevo aggiungere alcune foto, ma il upload descritto dall'amministratore del sito non funziona, mi dispiace!

    Ciao di nuovo,

    cliccando alcune volte sulla nuvola ha convinto il sito di accettare le mie foto - eccoci!

    Bernhard



    Filotecnica_numero_0

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    Da collezionista di armi ex ordinanza, l'argomento mi appassiona... :-)
    Negli ultimi 40 anni di tanto in tanto mi è capitato un fucile 91 dotato di ottica.... ma anche i più blasonati avevano parti rifatte, o erano "rimontati" :-(
    L'unico sulla cui originalità metterei la mano sul fuoco, era stato ritrovato nel greto di un fiume, ed era in condizioni disperate :-(
     
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  9. Bernhard
     
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    Ciao isprock,

    essendo collezionista di armi ex ordinanza come te (anche se dell'Italia so poco) mi sai dire como posso determinare se il montaggio che si trova sul mio cannochiale è originale o no? Ci dovrebb'essere scritto qualcosa? Una prova, una stampa? Io non trovo niente, e non so nemmeno che cosa devo cercare. Mi interesserebbe anche sapere come é stato fatto il sopporto sul fucile.
    Grazie in anticipo!
    Bernhard
     
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    Per l'utente Isprock: Non sarei così certo che l'esemplare che fu ritrovato nel greto del fiume fosse originale non potendone verificare il prefisso matricolare YN. Non volendomi dilungare troppo sull’argomento dei ritrovamenti (tra l’altro nessuno può escludere che altro non fosse che un 91 con normalissimo cannocchiale, magari civile, riutilizzato da qualche cacciatore o bracconiere nel dopoguerra) cito sorridendo ciò che avvenne qualche anno fa: le famose teste di Modigliani rinvenute in un canale a Livorno…

    Caro Bernhard,
    sono felice che il mio articolo si è rivelato utile nel fornirti informazioni nuove e necessarie a comprendere al meglio questo argomento così affascinante. E’ significativo inoltre che un collezionista Austriaco rispetti e conservi uno degli oggetti Italiani, riconducibili alla I Guerra Mondiale, così carico di significato.
    Vado a rispondere alle tue domande qui di seguito, dunque:
    Per quanto riguarda il logo/marchio riportato sul cannocchiale ti confermo ovviamente che l'unica scritta presente è "La Filotecnica Milano" (così come è riportata anche sul tuo esemplare).
    Altresì una riflessione ed analisi più ampia, è da rivolgere al "cursore/elevatore" utile alla regolazione dei traguardi: infatti, in questi anni, ho potuto riscontrare 3 varianti:

    - 30/60/90/120/150/180/200 metri
    - 100/200/300 metri
    - 100/200/300/400 metri

    Si deve necessariamente fare 3 considerazioni a mio avviso fondamentali:

    - Fu il I° cannocchiale militare destinato ai tiratori scelti.
    - Fu commissionato e conseguentemente realizzato a guerra inoltrata (1917).
    - I tempi per la consegna dovevano essere necessariamente rapidi.

    A fronte di quanto sopra, infatti, mi sovvengono alcune ipotesi:

    …Non avendo potuto elaborare prototipi interni e sperimentarli in un tempo necessario a perfezionarne le caratteristiche (basti pensare che è privo della deriva) fu deciso di realizzare questo cannocchiale con cursori che regolavano l’alzo su distanze ripartite in modo diverso e sperimentarono le versioni direttamente sul campo.

    …Non è da escludere altresì, e la ritengo la risposta più probabile, che tra l’inizio della produzione e la fine, vi furono apportate modifiche alla regolazione dei traguardi (magari sotto suggerimento degli stessi tiratori scelti i quali avevano in dotazione questo particolarissimo fucile).

    In ultimo…Sappiamo per certo che, all’inizio della 2 Guerra Mondiale, riemerse l’esigenza (seppur rimasta solamente in via del tutto teorica) di disporre di veri e propri cecchini in quanto si comprese l’importanza dell’impatto strategico-psicologico sul nemico. Pertanto, nelle “Officine Sperimentali del Regio Esercito”, vennero apportate delle sperimentazioni su un numero limitatissimo di Carcano 91/41 di serie.
    Su questi esemplari infatti, furono riutilizzati e montati alcuni Cannocchiali prodotti dalla Filotecnica Milano nel 1917 ai quali, è cosa certa (*), venne modificata la “Scala Graduata” sul cursore. Altra significativa modifica fu la modifica apportata al reticolo il quale divenne, da ago singolo “I”, a “T”. Questo fu possibile in quanto, all’interno delle “Officine Sperimentali”, vi erano sofisticati reparti/laboratori ottico-meccanici.

    (*) Sono in possesso di uno dei rarissimi esemplari di Carcano 91/41 sui quali vennero apportate alcune sperimentazioni tra cui l’installazione degli attacchi necessari al montaggio del cannocchiale prodotto nel 1917 da “La Filotecnica – Milano” il quale, riporta sul cursore, la suddivisione dei traguardi in 30/60/90/120/150/180/200 metri. Preciso inoltre che la matricola di questo cannocchiale lo colloca fra gli ultimi esemplari prodotti. Questo ne consegue che alcune ottiche non furono mai utilizzate sui Carcano 91 prodotti nel 1917 ed ecco il motivo per il quale, successivamente, si pote' disporre di alcune di queste ottiche per sperimentazioni su 91/41 (**). Questo la dice lunga sugli effettivi esemplari di Carcano 91 destinati ai cecchini italiani durante la I Guerra Mondiale. Come precedentemente riportato ritengo non essere gli stessi oltre i 100 esemplari nella più ottimistica delle ipotesi.

    (**) E' impensabile infatti ritenere che i Cannocchiali, originariamente installati sui Carcano 91 del 1917, fossero ancora disponibili ben 20 anni dopo la fine della I Guerra Mondiale. I pochissimi esemplari utilizzati sui 91/41 sperimentali altro non erano che cannocchiali mai installati conservati, da allora, nelle Officine di Terni o del Regio Esercito.


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    Edited by historicacollectibles - 13/5/2017, 17:53
     
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    Ultimamente ne ho viste veramente di tutti i colori.... compreso il ritrovamento in un armadio di un'ottica che è non è neppure sicuro che appartenesse effettivamente ad un fucile, che solo pochi mesi dopo ho visto in vendita (a caro prezzo) montata su un fucile 91 come "fucile da cecchino" :-)
    Riguardo ai campi matricolari... a volte non sono oro colato. Ad esempio si è creduto per un sacco di tempo che le Glisenti avessero prefissi matricolari alfabetici in blocchi di 10.000... salvo scoprire che i blocchi erano solo di 2.000 (riducendo così ad un quinto le quantità effettive) :-)
    Riguardo ai 91 da tiratore scelto.... ne ho visti arrivare un paio non troppi anni fa che avevano ancora la... brunitura fresca.
    Ma se ne è parlato in forum vocati allo studio delle armi da fuoco, visto che in un forum di binocoli mi pare che l'argomento sia marginale.
     
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    Gentile Isprock,
    solitamente non tendo a prendere molto in considerazione discussioni le quali si basano sui "reciproci" consigli tesi a stabilire se un oggetto è originale o meno. Sono da sempre dell'idea che collezionare non è obbligatorio e ritengo che ogni acquisto debba essere dettato da una grande conoscenza sia sulla storia che investe l'oggetto sia sulle fondamentali caratteristiche le quali, con assoluta certezza, lo collocano certamente come un originale.
    Purtroppo molti collezionisti tendono a fantasticare su pezzi storicamente importanti con l'illusione di poterli acquistare a prezzi molto vantaggiosi o viceversa ritenere che un'oggetto estremamente costoso sia certamente un'originale. Altrettanto spesso si rischia di fare acquisti che poi si rivelano errati perchè, causa la scarsa conoscenza dell'argomento, si è ritenuto opportuno rivolgersi a forum i quali molto spesso nascondono "esperti" poi "non così esperti".
    Ho letto molti forum e molte "autorevoli" pubblicazioni sui più vasti argomenti di collezionismo militare (dalle ottiche, alle uniformi, alle medaglie etc etc) ma ho riscontrato poi nel tempo che la maggior parte di quanto li riportato non corrispondesse minimamente alla verità.
    ...Sui "blasonati" forum d'armi poi...ho letto l'indicibile su certi argomenti.
    Debbo invece dissentire da quanto scrive relativamente i campi matricolari. Se attentamente rilegge quanto ha scritto noterà un'ossimoro. L'esempio che lei riporta, relativamente i campi matricolari delle Glisenti, è un'errore che nasce dal "sentito dire"...dal "si credeva fosse così". Diversamente sarebbe avvenuto se, prima di esprimere un giudizio affrettato, si fosse aspettato di leggere documenti ufficiali o aver atteso di approfondire l'argomento in modo serio e parsimonioso ricercando confronti quanto più possibile ampi e attendibili. Il vero errore a mio avviso, contrariamente a quanto scrive, non è fare affidamento ai campi matricolari ma dare credito a fonti inattendibili.

    Vede poi, i 91 da tiratore scelto sono oggetti assai rari e come tali molto ricercati e ambiti nel mercato collezionistico. Purtroppo queste condizioni lo rendono molto appetibile a falsari o presunti tali. Le posso assicurare altresì che, se la persona che ha acquistato un 91 con ottica rimontata avesse avuto maggior esperienza, avrebbe compreso subito la differenza tra "falso storico" e originale basandosi inanzi tutto proprio sulle matricole.
    Mi permetto inoltre di aggiungere che se lei effettivamente ha "sentenziato" l'originalità dei 91 con cannocchiale che ha osservato in base ad una recente brunitura purtroppo credo possa aver anche potuto commettere un'errore. Quante armi antiche sono state ribrunite per riportarle all'originale splendore o ancor meglio preservarne le parti in ferro? Le rammento che la maggior parte delle Mauser "C99" Regia Marina Italiana, diffuse in alcune delle più importanti collezioni italiane, sono completamente ribrunite recentemente: ciò ovviamente non le rende delle "riproduzioni" o "falsi storici".
    Spero di esserle stato utile e mi scuso per il dilungare.
     
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  13. Andrea Polvani
     
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    come direbbero i francesi caro historicacollectibles....CHAPEAU :D !!!
    ho letto sin dall'inizio questo argomento interessantissimo.....e lo avevo già fatto nei precedenti anni su altri forum.....ma devo dire che non c'è confronto con le informazioni preziose......anzi preziosissime...che hai fornito in merito a questo argomento così affascinante ed emozionante !! ciò che fa la differenza è l'accuratezza e l'attendibilità di ogni informazione.
    Non posso far altro che inchinarmi al tuo sapere e ti faccio i miei complimenti per la ragionevolezza dei tuoi interventi e l'equilibrio con cui li esprimi...!! condivido ogni singolo pensiero di questo tuo ultimo intervento sottoscrivendolo pienamente !!
    ancora CHAPEAU !!
     
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  14. Bernhard
     
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    Buona sera, historicacollectibles!

    Sono contento che Andrea ti ha fatto i cimplimenti in una grammatica perfetta di che io non sarei stato capace - sono perfettamente d'accordo!
    Mi permetto di aggiungere la mia idea sul argumento vero - falso - rifatto, perché hai tirato dentro la Mauser C96 modello italiano flatside, un modelo molto desiderato dai collezionisti della C96 (come me): visto che la maggior parte di questo modelo è stato distrutto, che pochissime sono stati salvati, spesso in condizioni non molto buoni, capisco il proprietario che fa l'investimento verso un ristauro dell'arma. Se il ristauro viene fatto bene, cioé osservando i metodi originali per rimettere l'oggetto nello stato originale, e se il ristauro viene dichiarato, anch'io comprerei una tale Flatside italiana - meglio una ristaurata bene che un'originale inaccessibile, impossibile da trovare e probabilmente fuori ogni prezzo ragionevole! Ma se l'oggetto non è super raro - come quasi tutte le altri C96 - non comprerei mai una ristaurata se l'originale costerebbe pochi soldi in più.

    Il tuo 91/41 è molto bello, mi piace tanto - complimenti per l'acquisto!

    Grazie anche per avere aggiunto ulteriori informazioni sulle varie versioni. Da un punto di vista logico io direi che hanno al inizio messo le distanze fino a 200m, dopo 300 e alla fine a 400 - visto che 200m forse è un pò troppo vicino al nemico! (evidentemente pura congettura)

    Devo per sforza sfruttare la tua conoscenza - perdonami!
    Visto che nel tuo primo articolo hai anche scritto di vari componenti rimontati mi interessa anche l'argomento degli 'attacchi. Como posso determinare se sono originali? Sul mio cannochiale (con l'ago "I") ne quello avanti ne quello dietro è marcato con un logo, modello o una stampa. L'unica cosa che ho trovato è il numeró "380" sulla parte con la leva (sul foto la freccia rossa indica la posizione). Se si tratta di un numeró seriale, non credi che potrebbe indicare la produzione di almeno 380 pezzi? Questo attacco è fatto di ottone. Il gancio avanti potrebbe anche essere una copia, perché è fatto d'accaio, ma.... chissá?
    Qui sarei molto rigido sul argomento vero o falso: visto che tengo soltanto il cannocchiale e il fucile mi manca, non lascerei una copia del dopoguerra, fatto per (truffare) i collezionisti, o forse per quelli che vogliono mettere operativo il loro 91, sul mio oggetto.
    Grazie in anticipo per la tua valutazione!




    Filotecnica_attacco_1

    Filotecnica_attacco_2

    Filotecnica_attacco_3

    Filotecnica_attacco_4
     
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    Gentile Historicacollectibles,
    molto spesso le informazioni utili ai collezionisti arrivano solo decenni dopo l'inserimento in collezione dell'oggetto dei desideri :rolleyes:
    E questo è proprio quello che è accaduto con le Glisenti, che abbiamo citato entrambi.
    Quando si è cominciato a collezionarle, di informazioni ufficiali proprio non ce n'erano. Ed a ben vedere le informazioni ufficiali non ci sono neppure oggi :)
    Non a caso malgrado i campi matricolari terminassero (come osservato dai collezionisti) con la matricola 2000, mi ritrovo in collezione un pezzo di ritrovamento con matricola ben superiore, tra l'altro citato nell'unica opera abbasta completa sull'argomento ("Le cinque vite della Glisenti").
    In generale comunque il campo matricolare è talmente falsificabile che l'esame dello stesso non può essere disgiunto dall'esame delle altre caratteristiche del pezzo....
    Nel corso dei decenni mi è capitato di vedere di tutto.... dalla Beretta 23 con la matricola di una 34 (alterazione a livello professionale per fare "emergere" in tempi veloci un pezzo di ritrovamento), alla Beretta 1915 in 9 Glisenti in condizioni ottime che nascondeva il carrello originalmente camolato "ripreso" con TIG e lapidello e successivamente rullato nuovamente per farla tornare "come nuova", con tanto di apparente ribrunitura d'epoca comprensiva delle relative sbruniture da fondina :)
    Fino ad arrivare a pezzi di pregio tedeschi di produzione bellica che ho avuto occasione di esaminare alle aste estere quando erano "plurimatricola" e che ho poi ritrovato in vendita in Italia come perfetti monomatricola :shifty:
    E riguardo a quanto scrive sulla C99 Regia Marina Italiana... quella che ho in collezione non è ribrunita. E non credo che l'avrei comprata se lo fosse stata :-)
    Anche qui.... di falsi ce ne sono diversi, e la cosa è capibile visto che in questo momento mi risulta in vendita una C99 con una richiesta economica di 10.000 euro... e quando le quotazioni sono queste i falsificatori si mettono all'opera. Purtroppo. :cry:
    La maggior parte delle opere "definitive" sulle armi purtroppo non nasce dall'esame dei documenti ufficiali (che spesso sono stati distrutti, e che comunque lasciano il tempo che trovano), ma dalla raccolta dei dati dei collezionisti, integrando poi le opere con le eccezioni e le varianti che dovessero emergere; così sono nati ad esempio i due volumi di Karl Heinz Wrobel sul Mosin Nagant, ed anche la monumentale opera di Goertz e Sturgess su Borchardt e Luger si basa in buona parte sul contribto dei collezionisti e sull'utilizzo dei forum di discussione specialistici, che permettono di fare emergere anche realtà diverse da quelle che appaiono dai documenti ufficiali.
    Per questa ragione ritengo che discussioni in materia di armi vadano effettuate nei forum specialistici in materia di armi. A questa regola mi sono sempre attenuto, ed ho intenzione di attenermi anche per il futuro :)
    Tanto per spiegare più chiaramente quello che intendo, in un forum vocato all'oplologia un fucile da tiratore scelto verrà preso in considerazione nel suo complesso. In un forum dedicato alle ottiche l'attenzione verrà dedicata per il 98% a quest'ultima, ed all'insieme costituito da arma e fucile verrà dedicata un'attenzione minima.
    Per questa ragione ne approfitto per salutare ora i partecipanti a questa discussione, non avendo intenzione di inserire ulteriori replies, che sarebbero per forza di cose quasi totalmente off topic rispetto all'argomento "ottiche".
    Auguro a tutti una buona domenica (e vado a rintanarmi in poligono :) )
     
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17 replies since 29/4/2017, 17:48   3406 views
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