ZEISS EDF 7x40 NVA / R - radioactive

Uno dei pezzi più feroci realizzati in questo ambito strumentale. Difatti, a mio parere, l'ultimo BLC.

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    Delle interessanti immagini di un esemplare con riportato "radioattivo"... senza commento. In queste foto si vede perfettamente la timbrica del coating classico dell'EDF. Probabilmente questo esemplare appartiene ad una delle prime serie costruite, lettera C, quindi il terzo anno di produzione.

    X58H2jKXKpq4K7Qp7Q1HP
     
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    Salve a tutti

    si sa, anche orientativamente, in quanti pezzi è stato costruito?
    Saluti e grazie
     
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    Diciamo che non era un binocolo poco diffuso tra le forze della ex DDR, anzi. Ti direi più o meno una collinetta!
    Scherzi a parte, parecchie unità, a migliaia, forse pure un paio di decine di migliaia o più, forse.
     
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    In questi giorni di bassa temperatura e grande umidità sto usando molto anche questo carroarmato binoculare, davvero consigliatissimo per chi cerca un'ottica di altissimo livello e iper robusta, da trattare senza particolari riguardi e apprensioni causa temperatura ambientale, a patto però di prendere quella militare vera e non di accontentarsi della versione Docter, che è sempre e comunque un buon binocolo ma molto diverso dalla versione Mil Spec in resa visuale. Nulla da dire invece per la resistenza meccanica.

    Con un'eccezione, alquanto rara.

    Questa: uno dei primi Docter 7X40 (che infatti non presenta ancora il logo del gufo) e realizzata molto probabilmente con materiali a magazzino, da precedente produzione militare. I vetri infatti sono sicuramente degli SFR3, identici alla Mil. Chiaramente però in questo caso nulla si può sapere dei prismi.
    Non mi era mai capitato di vedere questo strumento "ponte". La timbrica del coating è molto differente dalla versione successiva e attuale.

     
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    Ciao Alessio, no.
    Foto semplicemente trovate in rete qualche tempo fa.
    Le ho prese perchè curiose. Sembra proprio il classico riflesso delle lenti Mil, sembra...perchè non vi è certezza che io sia nel giusto, bisognerebbe provarlo, ma se guardi il servizio di Salimbeni su binomania della versione attuale, le lenti dell'attuale appaiono molto diverse rispetto a queste immagini, e diversissime rispetto alla Mil.
     
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    Anche se il BPO da una visione certo coinvolgente non lo vedo molto come prodotto confrontabile con l'EDF. Nel primo caso tratttasi a mio parere di binocolo militare, nel secondo siamo più vicini al concetto di "macchina da visione". Ma certo è un puro parere personale. Il russo non mi intriga. Preferisco incomparabilmente quello che è veramente indentificabile come l'ultimo BLC.
     
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    Lo IOR è un bel pezzo militare ma a mio parere non ha nessuna finezza ne costruttiva (lenti Schott a parte) ne in visione (davvero virata la timbrica). No, per me sta sotto, e direi in tutto, all'EDF.
    Fra i militari che mi danno una visione di livello similare in termini di coinvolgimento emotivo, ti direi solo l'Hensoldt 8x30 Fero D-16. Certo questo è un 8X30 e quello un 7x40 ecc. ecc. ma, ripeto, a livello di impatto, di efficienza nella visione, sono i due vertici recenti nell'ottica militare portatile. Poi, per gusto personale in merito ad un vero mil attuale 8x30 ho preferito il Leica 8X30 Mil svizzero al Fero, che è davvero stretto (120/1000) ma, se non lo conosci, tu che hai una predilezione per le ottiche non larghe, ti consiglio fortemente una prova. Il Leica invece è un bel 150/1000. Comunque "il più aggressivo" in visione resta l'EDF. Anche da fuori.

     
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    Ciao Alessio, molto semplicemente con la sigla acronima NVA è l'abbreviativo di Nationale Volksarmee ovvero delle forze armate terrestri della Ex DDR. La sigla invece EDF sta per Einheitsdoppelfernror che significa "unità binoculare" o forse meglio "unità a doppio cannocchiale", in pratica binocolo.
    Lo strumento che invece precede l'EDF era il 7X40 NVA, un Porro 1, mentre l'EDF sempre NVA (ovvero per l'esercito terrestre) è un tetto con schema prismi SP. Metto la copertina del libretto di istruzioni dove vedi la scritta per esteso della sigla EDF.

    TWPWVnw

    Questo invece è 7x40 porro 1.


    PAWhl9z

    Edited by Marco Ghirardi - 16/2/2015, 19:42
     
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    Vorrei proseguire un approfondimento sulla tipologia di composizione (potenziale e alquanto logica sul dato storico) di questo interessante strumento.
    In altro thread ho scritto di trovare l'EDF NVA-R estremamente luminoso al crepuscolo...in completo disaccordo ad esempio con Merlitz.

    Inizio insertando un bel lavoro di Marco Cavina di alcuni anni fa, che pubblicamente ringrazio. Gli incisi, i "tra parentesi con segnato NDR " sono invece miei, senza NDR sono testi originali dell'Autore. A NDR anche i grassetti, le sottolieature, che riguardano chiaramente l'ambito di nostro maggiore interesse, ovvero l'aspetto binoculare della questione.

    "Gli obiettivi radioattivi fra mito e realtà.

    Fra appassionati si disquisisce spesso di ottiche radioattive, sovente paventando timori eccessivi ; non si tratta, tuttavia di una leggenda metropolitana campata in aria: tali obiettivi esistono realmente !
    Vediamo di tratteggiare in modo succinto una carrellata sull’argomento , citando anche alcuni dei casi più famosi di “hot lenses” (in questo caso fotografici-ndr).
    Le origini dell’emissione sono essenzialmente due : la contaminazione per permanenza in ambiente radioattivo e l’impiego di isotopi attivi nel processo di fabbricazione ; il primo caso è quantomeno sporadico, ed è piuttosto raro che possa capitarvi fra le mani un’ottica d’occasione precedentemente contaminata ; è noto, tuttavia, che l’U.S. Government smaltisce saltuariamente lotti di obiettivi contaminati, non è dato di sapere tramite quali canali… (forse alcuni pezzi utilizzati dai militari per l'osservazione di esperimenti/esplosioni nucleari in atmosfera fatti fino a tutti gli anni Sessanta) potrebbero effettivamente avere una lieve contaminazione residua...ma non vi è caso segnalato, finora - NDR).
    Veniamo senza indugio alla fonte primaria di radiazioni: l’utilizzo di materiali radioattivi nella costruzione dell’ottica; i principali elementi imputati sono sostanzialmente quattro:
    TORIO , LANTANIO , CERIO ed URANIO
    Una distinzione innanzitutto : Lantanio e Cerio di per sé non sono radioattivi ; tuttavia i composti dai quali si ricavano – come vedremo – contengono isotopi che a volte finiscono nel crogiuolo assieme alle Terre Rare.
    Il Torio si ricava dalla MONAZITE , formalmente un fosfato di Cerio dalla composizione non definita, contenendo anche porzioni variabili di ITTRIO , TORIO e LANTANIO ; il Torio per sua natura emette particelle Alfa , mentre suoi isotopi emettono anche nello spettro delle Beta ; infine, il Torio presente nei vetri con gli anni decade ed inizia ad irradiare nel campo dei raggi Gamma ; specificamente dopo 6 anni dalla fusione del vetro l’ossido di Torio comincia l’emissione Gamma , la quale aumenta gradatamente per 9 anni e poi si stabilizza ; inutile aspettare, il decadimento del Torio equivale ad un’attesa di 10 anni alla 10^ potenza per dimezzare la sua radioattività….
    Alfa , Beta e Gamma pari non sono: le prime permeano pochi centimetri d’aria e basta un foglio per arrestarle ; le seconde s’irradiano in campo libero per un metro o poco più ed attraversano pelle e materiali di certo spessore ; le Gamma sono più penetranti ed anche più pericolose : tecnicamente basta un singolo raggio Gamma per mutare una cellula in cancerogena ed avviare l’innominabile abominio…
    L’ossido di Torio fu impiegato a partire dal secondo conflitto mondiale poiché modifica sostanzialmente il numero di Abbe del vetro col quale è miscelato ; il numero di Abbe è una specie di impronta digitale del vetro ed identifica con tre cifre il suo indice di dispersione – dando per scontata una virgola decimale fra il secondo ed il terzo numero - ; più alto il numero, minore la dispersione del fascio luminoso rifratto: in pratica il Torio contrasta la caratteristica del vetro ottico rifrangente (cioè molato con forme curve e non pianoparallelo) di disperdere il raggio di luce bianca incidente in uno spettro, rifrangendo le singole lunghezze d’onda (i colori dell’arcobaleno) con angoli di rifrazione via via minori passando dalle brevi (violetto) alle lunghe (rosso) ; questo pernicioso fenomeno porta a fuoco i vari colori sul piano focale a distanze diverse, più vicine quelli di breve lunghezza d’onda (il blu) e più lontane gli opposti (il rosso) ; questo spostamento di fuoco in ottiche normalmente corrette si attesta su F/1000 , dove F è la lunghezza focale dell’obiettivo espressa in mm ( mentre in ottiche apocromatiche dalla correzione perfetta - come il Leica Apo-Telyt 180mm f/3,4 - lo spostamento si riduce fino ad F/4500 ) .
    Ovviamente tale comportamento penalizza molto la nitidezza dell’immagine finale, e grazie all’ossido di Torio è possibile elevare il numero di Abbe, riducendo le differenze negli angoli di rifrazione dei vari colori dello spettro e quindi portandoli a fuoco sulla coniugata posteriore sostanzialmente nello stesso piano.
    Inoltre il Torio eleva l’indice di rifrazione dei vetri Crown pesanti, permettendo una migliore correzione in virtù di curvature meno esasperate degli elementi altamente rifrangenti.
    Perché si iniziò ad utilizzare vetri all’ossido di Torio ? Ad avviare il processo fu la Kodak : nel periodo bellico era necessario disporre di obiettivi per ricognizione aerea molto corretti e luminosi ed afflitti da un’aberrazione cromatica negligibile, dato che spesso si lavorava con emulsioni IR o comunque con filtri rosso scuro per combattere la foschia ; purtroppo, gli schemi ottici più adatti allo scopo come il doppio Gauss derivato dal Planar di Rudolph erano penalizzati dal flare dovuto al maggior numero di passaggi ad aria, ed anche se la Kodak – sebbene anticipata nel 1935 dal dott. Smakula della Zeiss con la sua “azzurratura” al fluoruro di Magnesio deposto sotto vuoto – disponeva già di primitivi trattamenti antiriflessi , essi erano meccanicamente incoerenti e quindi impiegabili solo su lenti interne ; inoltre la loro efficacia era modesta.
    Giocoforza si dovette ripiegare su schemi derivati dal classico “workhorse” , l’immortale Tessar, dotato di meno passaggi ad aria e sensibilmente più brillante dei Gauss dell’epoca ; purtroppo, il tripletto modificato tipo Tessar presenta un vistoso calo di MTF nel campo del rosso ,proprio quello che andava acromatizzato, cioè ottimizzato per l’impiego con filtri di contrasto nell’aerofotografia.
    Utilizzando il nuovo vetro al Torio nell’ultima lente del doppietto posteriore, il tipo Tessar così modificato acquisiva una correzione quasi apocromatica, con un sensibile miglioramento anche del coma alle maggiori aperture , fornendo la base per il miglior obiettivo da aerofotografia che la tecnologia del tempo consentisse: l’Aero Ektar. (si ricordi che i vetri utilizzati nell'EDF sono di tipo SFR3, insensibili alle radiazioni. Tagliano perfettamente la foschia e sono estremamente luminosi, in situazione di bassa illuminazione- NDR).
    Il secondo elemento contaminante, il LANTANIO , fu introdotto da Morey nello sviluppo dei vetri Crown pesanti negli anni ’30 ; anch’esso si ricava dalla MONAZITE , che nei casi più fortunati, come le sabbie di Monazite indiane, può contenere fino al 25% di Lantanio ; anche in questo caso si era rilevato che il Lantanio aumentava sensibilmente l’indice di rifrazione dei vetri cui era miscelato, aprendo nuove strade a calcoli ottici più arditi e migliorando la correzione di ottiche già esistenti , come i tripletti di Cooke o i tipo Tessar ;la Kodak – che aveva una certa autonomia nella produzione di vetri dato che a quei tempi a Rochester erano attive numerose vetrerie proprietarie, oggi chiuse – acquisì la tecnologia da Morey e produsse una gamma di vetri al Lantanio.
    Successivamente l’utilizzo di tali materiali si diffuse a macchia d’olio nella produzione, e le denominazioni stesse delle ottiche, come Lanthar od Apo-Lanthar ne tradiscono l’impiego ; la Leitz applicò vetri al lantanio di origine Schott&Genossen - Mainz (la vetreria Zeiss) al suo celebre Elmar 50/3,5 e nel 1957 nacque la versione 50/2,8 con vetro LaK9 ed LaKN9 , il primo dei quali impiegato anche nel primitivo Summicron 50/2 a 7 lenti; nel successivo Summicron-M 50/2 a 6 lenti abbiamo quattro lenti in LaFN12 , nel Summilux-R 50/1,4 compare LaK8 e K9 ;infine, nei Noctilux abbiamo LaK12 e LaF21 nella versione 50/1 mentre per il precedente 50/1,2 è noto l’impiego di speciali vetri delle vetrerie Leitz di Wetzlar ma senza ulteriori specifiche.
    Non deve stupire l’utilizzo di vetri Zeiss (Schott) da parte di Leitz ; in realtà per molto tempo Leitz non ha prodotto vetri nei propri stabilimenti : fino al 1926 impiegava i vetri della C.P. Goerz, Berlin (madre dei mitici Hypergon ) ; poi – in seguito all’assorbimento di quest’ultima nella Zeiss Ikon -, divenne cliente della Schott, e solo ai tempi del Noctilux-M 50/1,2 iniziò ad utilizzare vetri speciali forgiati nella propria vetreria a Wetzlar.
    Anche il Lantanio non sarebbe radioattivo – sebbene sia presente in natura in due isotopi, uno dei quali emette minime quantità di radiazioni -; tuttavia come abbiamo visto esso si ricava dalle sabbie di Monazite che contiene isotopi radioattivi, molto difficili da raffinare e separare completamente dal Lantanio, data l’estrema affinità chimica di quest’ultimo con essi ; quindi in molti casi la contaminazione del materiale con queste terre rare porta un certo grado di radioattività.
    Il terzo elemento che prendiamo in considerazione è il CERIO ; questo elemento venne impiegato dal dopoguerra in poi per sbiancare gli ossidi di ferro residui nel vetro, rendendoli invisibili : infatti i vetri Crown ad alta rifrazione fondono a temperature molto elevate ; prima dell’avvento di crogiuoli rivestiti in Platino, i convenzionali modelli in metallo – causa le alte temperature e
    l’aggressività intrinseca della pasta vetrosa fusa – lasciavano molte scorie metalliche nel prodotto finale, rilevabili come impurità incluse di colore verde.
    Il Cerio si ricava dalla CERITE , ufficialmente un Borosilicato di Calcio, ferro e Cerio dalla formula complessa (Ca,Fe)Ce3H[(OH)2/SiO4/SiO7] ; in realtà la Cerite è sovente ibridata con terre rare alla stessa stregua della Monazite, ed oltre al Lantanio contiene vari isotopi radioattivi , che a cagione di una raffinazione imperfetta finiscono nell’impasto vetroso.
    Incidentalmente, il Cerio – sotto forma di Ossido – si utilizza anche nel processo finale di lucidatura delle lenti come riempitivo di superficie, cioè come materiale rifrangente trasparente in pasta che ottura tutte le minuscole imperfezioni e cavità della superficie , fornendo un’ulteriore possibilità di contaminazione.

    Infine, l’URANIO non ha bisogno di presentazioni : i suoi isotopi sono altamente radioattivi; suona paradossale, ma pare che sia stato utilizzato come componente di trattamenti antiriflesso su certi obiettivi !
    Riassumendo, possiamo dire che la radioattività dei vetri impiegati non è perseguita od accettata in maniera cosciente dai costruttori ; se vogliamo, si tratta più di effetti collaterali indesiderati che sfuggono al controllo : nel caso del Torio, la raffinazione lo priva di isotopi pericolosi ed esso all’origine emette blandamente solo particelle Alfa ; successivamente il suo decadimento combinato all’interazione con altre terre rare presenti nell’impasto come impurità comporta un escalation dell’emissione con comparsa anche di Beta e Gamma, queste ultime molto pericolose e penetrative, alla stregua degli affini raggi X ; nel caso di Lantanio e Cerio, invece, si tratta di una imperfetta estrazione e raffinazione dei materiali dai minerali d’origine che contengono anche isotopi radioattivi i quali finiscono per negligenza nell’impasto.
    Esaurito questo briefing introduttivo passiamo ad analizzare gli obiettivi che possono fregiarsi del sinistro appellativo di “HOT” .Come già accennato, i più famosi obiettivi di questa categoria sono gli Aero-Ektar , progettati da Kodak al culmine della sua parabola evolutiva come industria ottica; in realtà esiste una nutrita generazione di Ektars sviluppata prima e dopo la guerra e destinata a coprire tutti i formati dal 24x36 ad autentici lenzuoli come il 9x18” (23x46 cm !) , e vi sono testimonianze di Ektar 7” terrestri attivi al geiger ; tuttavia i più noti sono i modelli Aero-Ektar 6” (152 mm) f/2,5, Aero-Ektar 7" (178mm) f/2,5 , Aero-Ektar 12” (305mm) f/2,5 ed Aero-Ektar 24” (610mm) f/6.
    E’ curioso notare come quest’ultimo mastodontico obiettivo sia più noto che reperibile, dato che si tratta di ottiche nate per l’aerofotogrammetria diurna e la foto/aerofotografia notturna in luce flash ed in luce flash IR , quindi prodotti in numero ridotto di esemplari , ben pochi dei quali – terminato il servizio attivo – sono finiti nelle comuni catene di vendita . Questo bel pezzo di vetro fu prodotto nel 1945 per scopi di ricognizione ben tristemente immaginabili e la sua denominazione ufficiale sul barilotto è Kodak Aero-Ektar F 6.0 24in. 610mm 9x18 ER225 made in U.S.A. by Eastman Kodak ; la sua radioattività è senz’altro legata all’uso di Torio nell’ultimo vetro del doppietto posteriore (schema tipo Tessar) , come confermato dall’ingiallimento della lente.
    Infatti uno dei marker più evidenti ed inequivocabili della presenza di vetri al Torio è proprio la loro tendenza , dopo alcuni lustri , ad acquisire autonomamente una forte colorazione gialla , giallo-verde, o addirittura marrone-caldo ; questo fenomeno è dovuto al decadimento del Torio in interazione con le altre terre rare non ben raffinate presenti nel vetro ; rammento che – sebbene il tempo di decadimento al 50% del Torio si misuri in tempi geologici, questa forma di decadimento ed interazione iniziale con gli isotopi spuri inizia dopo solo 6 anni e si stabilizza intorno ai 15.
    Il British Journal of Photography testò un 24” f/6 ottenendo una lettura di 850 counts/sec per la somma di radiazioni Beta+Gamma e di 320 per la sola emissione Gamma ; infatti gli isotopi legati al decadimento a breve tempo del Torio emettono quasi esclusivamente particelle Gamma, le più pericolose. Alcuni utenti che l’hanno “fortunosamente” (?) acquistato per adattarlo in proiezione, hanno poi rilevato che la lettura del geiger non scemava neppure interponendo uno schermo costituito da 2,5cm di perspex + 3mm di acciaio, ed il geiger crepitava ancora allegramente a quasi 2 metri di distanza….
    E’ stato riportato che anche uno Jena Pancolar 50mm f/1,8 ha manifestato l’ingiallimento del gruppo ottico (una lente nella parte posteriore del Gauss), ed è ipotizzabile una contaminazione da Torio, anche se nessuna lettura è stata effettuata; naturalmente osservando il blend cromatico delle lenti contro un foglio bianco di riscontro occorre saper distinguere l’ingiallimento dovuto invece al naturale invecchiamento del balsamo del Canada o di altri leganti organici impiegati prima dell’era dei collanti epossidici e metacrilici polimerizzati ad UV.
    Un capitolo importante di questa saga lo firma nientemeno che Leitz Wetzlar , ora Leica Camera GmbH ; sono consistenti e ripetutamente confermate le testimonianze di vecchi obiettivi Leitz capaci di risvegliare il Geiger ; il management ha per anni tenacemente negato l’evidenza, poi si è arreso ed ha ammesso il fatto.

    Leitz fu una pioniera nell’utilizzo esteso di vetri al Lantanio ad alto indice di rifrazione/bassa dispersione, necessari per soddisfare i consueti, altissimi standard qualitativi della Casa ; a partire dagli anni ’50 fu un fiorire di progetti ottici arricchiti da questi nuovi vetri.
    Vorrei aprire una parentesi per una doverosa premessa : la radioattività nei vetri al Lantanio è dovuta alla presenza di isotopi spuri dovuti alla cattiva raffinazione del Lantanio stesso dalla Monazite d’origine che li conteneva ; corollario immediato, non è detto che tutti gli esemplari prodotti di un certo obiettivo “hot” lo siano allo stesso modo : in realtà vi sono variabili legate all’origine delle terre rare, ai vari lotti di produzione e a più o meno stringenti specifiche di qualità nella raffinazione .

    E’ certamente possibile che certi esemplari di un obiettivo siano radioattivi ed altri – identici – non lo siano affatto, semplicemente perché un nuovo lotto di terre rare acquisite dalla vetreria è di migliore qualità e raffinato completamente dagli isotopi radioattivi.
    Un avvallo concreto di questa tesi ci è fornito dal più vecchio obiettivo Leitz risultato radioattivo: il primo Summicron 50mm f/2 LSM (Leica Screw Mount, passo a vite 39x1) ; come specificato altrove, nel suo schema fu applicato per la prima volta da Leitz – nel 1953 – il vetro Crown al Lantanio LaK9 nella prima, la terza e la sesta delle sue sette lenti, schema complesso ed innovativo che subito si meritò un’allure d’eccellenza ; test sul campo in condizioni di utilizzo reali effettuati da personale della Polyphoto hanno dimostrato che questa prima versione ha ben poco da invidiare al Summicron 50mm f/2 di attuale produzione, se vogliamo eccettuare un contrasto leggermente inferiore (a causa di due passaggi ad aria in più ed all’antiriflesso primitivo) ed un leggero coma ai diaframmi più aperti. Ebbene, si è rilevato che i primi Summicron 50mm f/2 rientranti, prodotti attorno alla matricola 1.000.000 (quasi tutti appena al di sotto) presentano una decisa radioattività della lente anteriore , misurabile nell’ordine degli 1,5 milliRem/h ; per riferimento, 20 mR/h è la soglia quotidiana ammessa (come somma di esposizione su tutto il corpo) per chi lavora in ambiente nucleare negli States ; altre fonti tracciano 5 Rem come la soglia tollerabile di esposizione sull’intero campo della vita .
    Due rapidi calcoli : 5000 mR ( cioè 5 Rem) suddivisi per 1,5 mR/h ci danno un’esposizione di 3333,3 ore , pari a poco meno di 139 giorni ; in poche parole, con circa quattro mesi e mezzo di contatto ravvicinato con uno di questi Summicron ( ipotesi non remotissima conoscendo l’amore feticistico dei Leicisti per le loro ottiche…) avreste assorbito la quantità ammessa per un’intera esistenza !

    Aggiungo un dettaglio. Tutte le ottiche composte con elementi in potenza radiante tendono ad abbattere i raggi UV. Gli SFR3 dell'EDF NVA tagliano i raggi UV. Il fatto è dichiarato dal produttore...

    continuo il testo di M. Cavina

    " sicchè la Leitz si rivolse alla Chance Brothers , in Inghilterra , che mise a disposizione il suo vetro SBC caratterizzato dal necessario indice di rifrazione , esattamente 1,691 ( ringrazio sentitamente Erwin Puts , guru di fama mondiale riguardo alla progettazione ed alla valutazione degli obiettivi per questa preziosa informazione).
    Purtroppo , a quei tempi, per ottenere questo valore non si era trovato altro modo che additivare l'amalgama vetrosa con l'ossido di Torio , da cui l'emissione piuttosto importante legata al suo decadimento ; in una fase successiva, nel 1954 , la Leitz congiuntamente alla vetreria Schott elaborarono il famoso vetro al Lantanio LAK9 , dotato di rifrazione parimenti elevata ma privo di isotopi radiottivi ; questo materiale fu prontamente applicato alla formula Summicron 50/2 , eliminando il problema ; per inciso, questo vetro è anche molto tenero:è proverbiale la tendenza del Summicron a rigare con facilità la lente anteriore, come molti esemplari così conciati confermano. (visto che il discorso riguarda ovviamente anche Leitz, è ovvio pensare che il produttore tedesco disponendo di grandi quantità di vetro al alta specifica APO ne abbi fatto un uso massivo in qualsiasi ambito strumentale, binocoli compresi...e per primi, oltre agli obiettivi fotografici.- NDR).
    La Leitz creò un potente polo tecnologico e produttivo nello stato dell’Ontario, con immense vetrerie i cui forni eruttavano ingenti quantità di vetri ottici dalle caratteristiche innovative ; in una certa fase quasi tutta la produzione ed anche la progettazione Leitz dipendeva dal polo canadese ; nelle corte e fredde giornate di quelle latitudini settentrionali brillò sempre più fulgida la stella di un vero genio dell’ottica, uno dei pochi che hanno condizionato col loro estro l’evoluzione dell’ottica moderna: Walther Mandler.
    Egli, attorniato da uno stuolo di fidi collaboratori, progettò la maggior parte delle ottiche Leitz dei decenni ’50-’60-’70 , sondando tutte le possibilità teoriche ai limiti del possibile e pungolando i chimici delle vetrerie a creare vetri ad altissima rifrazione e bassa dispersione, necessari per i suoi nuovi schemi ; è possibile che per assecondare le richieste del grande progettista si sia fatto largo impiego di terre rare, col conseguente alto rischio di contaminazione da isotopi radioattivi affini.

    Poi, come puro dettaglio - NDR:

    "Riguardo all’antiriflessi radioattivo, giova rammentare che l’SMC era una tecnologia non originale Asahi, che l’acquistò in blocco a suon di Dollari dagli States ; non ci è dato di sapere per cosa fosse stata sviluppata in origine, ma è certo che era straordinariamente avanzata per l’epoca, e quindi si può supporre qualche iniziale “forzatura del sistema” (vedi Uranio) per conseguire l’ottimo risultato ; Asahi la utilizzò prima nei sistemi ottici dei laser medicali, e successivamente nei suoi celeberrimi SMC."

    "Una nota di contorno : non ci sono soltanto additivi radioattivi nel vetro, ma anche sostanze semplicemente non ecologiche, potenzialmente inquinanti (anche se dubito che qualcuno getterà mai in un fosso il suo Elmarit-M a biodegradarsi sulla terra nuda…) , come l’ossido di Piombo (quello dei cristalli di casa) , sovente addizionato ai vetri al Lantanio perché questo elemento eleva sì le caratteristiche ottiche del vetro stesso, ma lo rende leggermente opaco, e qui entra in gioco l’ossido di Piombo per restituire brillantezza."

    Per il momento, può bastare...NDR
     
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    lO DICE CORRETTAMENTE IL TITOLO - DOVREBBE BASTARE COSI MA SE VUOI:

    è UN ACCESSORIO DEL DF 7X40 A PRISMI DI PORRO (IL PAPA' DEL SUCCESSIVO EDF 7X40 A TETTO) - SI TRATTA DELLA BATTERIA CHE Dà CORRENTE ALL'ILLUMINATORE CHE, APPLICATO SULLA SLITTA DI DX DEL BINOCOLO, ILLUMINA IL RETICOLO ALL'INTERNO DEL BINOCOLO COME DA FOTO ALLEGATA

    ciao ciao
     
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    eccola qua
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  12. andrea vagni
     
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    Tranquillo alessio! Il trizio rallenta le sinapsi e rende impotenti! ... quindi stai pure tranquillo!

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    Bravo Alessio, bel colpo. Pezzo del 1989.
    Comunque per il trizio si può stare tranquilli. La radiazione che emette la pastiglia non è di tipo penetrante.
    Il materiale è pericoloso solo all'ingestione, e solo parzialmente al contatto cutaneo diretto.
    Piuttosto che la pastiglia al trizio...è quello che c'è nelle lenti e nei prismi....che andrebbe controllato.
    A quei tempi non si andava troppo per il sottile pur di ottenere uno strumento da iper prestazione ottica (se si da per scontata la presenza di Terre Rare tipo Lantanio, potrebbe essere che nell'impasto si possa pure rilevare altra "roba" un pò più eccitata, tipo Torio e Uranio (che, guarda caso, alzano di parecchio la luminosità dell'ottica e permettono di contenere sensibilmente varie aberrazioni geometriche potendo eseguire progetti di curvatura delle lenti, vedi oculari, molto più estremi che con "normale" vetro ottico).
    Ti ricordo che l'EDF è l'unico binocolo in cui non si "brucia" il trattamento AR anche in condizioni di ambiente fortemente contaminato da radiazioni nucleari...tutti gli altri binocoli diventerebbero invece opachi/neri a livello ottico.
    Che il trattamento AR dell'EDF, o il vetro stesso, sia già di per sè....? mah.
    Il mio l'ho fatto controllare e (per ora) sembra tutto tranquillo. Tranquillo si fa per dire.
    Poi, visto il tiro simile, metti a confronto al crepuscolo l'EDF con il tuo 7 Habicht. Potresti avere e notare delle sorprese in merito alla luminosità...
    Complimenti ancora, bell'acquisto.

    P.s. Comunque, sulle prime serie, veniva dichiaratamente individuato e classificato, direttamente da Zeiss, come "Roadioattivo".


     
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    Aggiungo solo una nota, ma da prendere con i guanti e con le pinze.

    In un testo che ho, ma non ora sottomano, si diceva che era probabile se non quasi certo che in alcune ottiche Hot, fosse possibile collegare il colore caratteristico delle lenti (soprattutto sulle prime a trattamento monostrato AR) con la presenza di alcuni materiali non proprio sicurissimi per il decadimento e l'emissione (futura) di raggi gamma e X.
    In pratica,
    colore rosato/violaceo = presenza di Lantanio (caratteristico e molto facile da notare nelle lenti Leitz Porro 1)
    colore giallo paglierino = presenza di Torio
    colore rosso acceso = presenza di Uranio.
    colore argento = presenza di ossido di Cerio (usato anche nelle lucidature di finitura. Caratteristico negli oculari Leitz Porro 1)

    Solo il Lantanio, ultra raffinato dal suo "gemello" isotopo radioattivo, non è radioattivo. Tutti gli altri si.

    Senza voler terrificare nessuno, lo scrivo solo per verificare se anche altri di noi hanno letto qualcosa di simile in merito.


    ATfwrS3evJbj6Z
     
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    Una piccola precisazione sulla datazione degli EDF:

    Carl Zeiss Jena, nel 1980, cominciò a produrre questa ottica (passata alla storia perché usata dai VOPO lungo il muro di Berlino, nei vari Checkpoint - ricorderete il più famoso: Checkpoint Charlie).

    Il numero seriale era preceduto da una lettera che indicava l'anno di costruzione: la A sta per i980 la B per 1981 e così via di seguito.

    Sull'ottica c'è poco da dire se non che si tratta di un magnifico esempio di essenzialità, robustezza e rara eccellenza.

    ciao ciao
     
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