L'ABC della collimazione

Per gentile concessione dell'amico Claudio Manetti: testi, illustrazioni e metodi per ottenere una perfetta collimazione del binocolo.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    atomix58

    Group
    Administrator
    Posts
    481
    Location
    Romagna

    Status
    Offline
    Premessa:
    quasi tutti sanno che una corretta collimazione è essenziale per avere una visione rilassata, cioè non affaticata dal continuo lavoro del cervello per sovrapporre le immagini sfalsate. Allo stesso modo però la stragrande maggioranza degli appassionati "smanettoni" non sa come realizzare correttamente un buon lavoro di collimazione. I più intraprendenti hanno elaborato dei loro "modus operandi" e ne sono sufficientemente soddisfatti. Io stesso ero tra questi, ma dopo la felice conoscenza con Claudio Manetti, avvenuta per merito della comune amicizia con Carlo Rossi, mi sono reso conto che la materia era molto più complessa e che i risultati che io reputavo soddisfacenti erano solo una "collimazione condizionale" cioè un parallelismo degli assi ottici, svincolato dall'asse meccanico formato dalla cerniera centrale su cui ruotano angolarmente i 2 tubi ottici. Questo comporta appunto che la collimazione così ottenuta, sia soggetta a forti spostamenti in funzione dell'apertura o chiusura del binocolo, quando si è alla ricerca della corretta distanza interpupillare. IL termine "condizionale" significa appunto che il binocolo va bene solo alla propria apertura interpupillare alla quale si è fatta la collimazione, se lo stesso binocolo lo deve usare una persona con una distanza tra gli occhi molto diversa dalla nostra, il 90 % delle volte avvertirà il disturbo di una visione non perfetta. Naturalmente per statistica ovvietà, può capitare la botta di c..lo ed il binocolo risulta accettabile a tutte le aperture. :rolleyes:

    Nel prossimo paragrafo verrà messo a disposizione “il metodo Manetti”, lo splendido e approfondito lavoro sulla collimazione di Claudio Manetti che, oltre ad essere stato uno dei più valenti tecnici italiani, è anche e soprattutto, un uomo dotato di rare e nobili qualità umane!

    Premessa: come si faceva molti anni fa, la pubblicazione sarà effettuata a schede periodiche, così chi è interessato leggerà attentamente e sarà impaziente di leggere il resto!
    Buona lettura a tutti :B):

    Edited by Daniele Ricci Mingani - 22/10/2014, 00:44
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    atomix58

    Group
    Administrator
    Posts
    481
    Location
    Romagna

    Status
    Offline
    SHEDA N° 1


    CORSO AVANZATO DI COLLIMAZIONE DEL BINOCOLO



    "METODO MANETTI"



    Per apprendere:
    1) La collimazione del binocolo a tutte le distanze interpupillari senza necessità di bloccarlo a un supporto e senza strumenti speciali di collimazione.
    2) La costruzione e l'uso di un apparecchio di collimazione che non richieda il bloccaggio del binocolo.

    I pochi testi reperibili sulla manutenzione nei binocoli, pur essendo abbastanza dettagliati su smontaggio e piccoli interventi di manutenzione nei binocoli a prismi di Porro, non arrivano a sviluppare completamente il tema della collimazione, poiché non spiegano come ottenere il parallelismo fra l’asse dello snodo (ossia l’asse meccanico del binocolo) e gli assi ottici, il quale solo consente di mantenere il parallelismo fra questi ultimi al variare la distanza interpupillare (interpupillary distance, d'ora in poi IPD). Qualche raro testo tratta abbastanza profondamente la collimazione, ma con apparecchi molto costosi e di difficile reperibilità, generalmente consistenti in un collimatore (il classico "tubo dell'infinito", generalmente doppio) verso cui puntare il binocolo e un cannocchiale ausiliario col quale controllare l'allineamento degli assi attraverso gli oculari del binocolo. Dato che il binocolo deve restare assolutamente immobile pur cambiando la IPD durante le operazioni di taratura, questi apparecchi sono molto pesanti e di alta precisione, troppo cari per essere alla portata non solo dell' appassionato ma anche di quei laboratori di riparazione che non hanno un gran numero di binocoli da riparare.

    Il consiglio di smontare prima una metà del binocolo e poi l'altra, usando come riferimento di collimazione la parte montata, presume che il binocolo da smontare sia ben collimato; ma la perdita di parallelismo è proprio il più frequente motivo di riparazione, e in tal caso nessuno dei due assi può essere usato come riferimento.
    Qualche testo consiglia di ottenere il parallelismo snodo - assi ottici puntando l'asse dello snodo verso un punto di riferimento e allineando gli assi ottici a quello; ciò richiede però un cannocchiale con reticolo per puntare lo snodo e un altro per controllare l'allineamento degli assi ottici. Il perfetto puntamento dello snodo è comunque difficile se non impossibile da ottenere, tanto è vero che collimatori verticali come il Möller Wedel o il Carl Zeiss, pur avendo l'attacco per il binocolo solido come una roccia, non si affidano alla posizione dello snodo per ottene¬re la collimazione. Inoltre molti binocoli di oggi, in special modo quelli con prismi a tetto, hanno l'asse centrale nascosto dal corpo del binocolo, per cui risulterebbe ancor più difficile puntarlo.
    Altri testi glissano il problema di una perfetta collimazione dicendo che le tolleranze del sistema di messa a fuoco centrale di molti binocoli a volte coprono la deviazione dal parallelismo alle varie distanze interpupillari. Quelle tolleranze possono essere migliorate, e comunque la deviazione dal parallelismo a certe distanze interpupillari potrebbe sommarsi agli errori introdotti dal sistema di messa a fuoco.
    Tuttavia è possibile ottenere la collimazione fra assi ottici e perno senza bisogno di mantenere bloccato l'asse meccanico del binocolo durante le operazioni di taratura. E questo si può ottenere non solo con un apparato di collimazione relativamente semplice che impareremo a costruire, ma anche senza ricorrere ad alcuno strumento di collimazione. È vero che la costruzione dell' apparato di collimazione garantisce maggiore precisione, poiché elimina quell'errore residuale che gli occhi pur educati del riparatore non percepiscono; ma usando semplicemente la vista e il ragionamento si possono ottenere collimazioni con tolleranze paragonabili e spesso migliori di quelle accettate nella produzione di serie.

    Il metodo che qui si propone non è l'ennesimo tentativo empirico di ottenere una collimazione "good enough". Da 25 anni uso questo metodo ogni volta che non ho un apparecchio di collimazione a portata di mano, si tratta di un metodo efficace e preciso. In ogni caso la collimazione di un binocolo, checché ne dicano certe pubblicazioni, non è affatto un lavoro facile. Sarà invece necessario un certo tirocinio per avere costanza di risultati, e certo non si potrà metter mano a tutti i tipi di binocolo: alcuni sono nitrogen filled, altri hanno varianti costruttive che potrebbero causarci difficoltà e rischi, altri ancora creano problemi di smontaggio causati dall'età del binocolo. When the play gets tough, the toughs start to play… in quel caso lasciate il gioco ai duri del mestiere, I riparatori professionisti esistono per questo. Se siete appassionati ma non riparatori di professione, consiglio di fare manutenzioni e riparazioni solo su binocoli sì buoni ma il cui valore commerciale non giustifica il costo di un laboratorio specializzato.
    Obbiettivo di questo trattato è soprattutto evitare che la produzione d'epoca di buona qualità ma di non elevato valore collezionistico vada persa perché il costo di riparazione è troppo elevato.
    Mi atterrò principalmente ai problemi di allineamento degli assi ottici all'asse meccanico, soffermandomi più brevemente su aspetti più conosciuti della collimazione, e comunque senza parlare dei moltissimi aspetti pratici del lavoro sui binocoli, che tuttavia bisogna conoscere per non provocare piccoli disastri: valga un solo esempio, quello della presenza abbastanza frequente e a volte insospettabile di lenti in plastica negli oculari di molti binocoli moderni, la cui pulizia è quasi impossibile senza danneggiarle. Il tema matching prisms, trattato ampiamente nell'ATM verrà qui solo accennato.

    Quale binocolo scegliere come cavia per imparare.
    Ovviamente sarà un binocolo di costo moderato, senza per questo essere di cattiva qualità. In questa trattazione generalmente mi riferirò a un tradizionale porro I con aggiustamento attraverso doppi eccentrici negli obbiettivi, ma i principi della collimazione assi ottici - asse meccanico valgono anche per qualsiasi altro binocolo e in generale per tutti gli strumenti a visione binoculare.
    Per apprendere eviteremo binocoli con ampio campo apparente (i wide field, per intenderci) e quelli di forte aumento. Sarebbe meglio uno con buona pupilla d'uscita. Un 7x50 con 7º di campo è l'ideale. Ma bisogna evitare quelli con la messa a fuoco con giochi meccanici, giacché introducono variazioni nell'allineamento che potremmo erroneamente ritenere conseguenza delle tarature che stiamo effettuando. Purtroppo la maggior parte dei binocoli economici ha questo difetto. Uno con fuoco individuale sarebbe meglio, ma di solito non si tratta di binocoli da usare come cavie. Penso che un'ottima scelta sia un tradizionale 7x50 russo (attenzione ai "ruby coated" e simili che spesso vengono spacciati per sovietici!), prezzo in Europa inferiore a 70 €, qualità ottica più che dignitosa, meccanica dei ponticelli degli oculari rude ma non con giochi (e peraltro migliorabile con pochi ritocchi), doppi eccentrici, non grandangolare e con grande pupilla d'uscita. Sarebbe un peccato se lo danneggiaste, ma perlomeno non avrete perso troppo denaro. Attualmente questo binocolo non viene assemblato con gli standard di 15 o 20 anni fa, così conviene controllarlo un poco prima dell'acquisto.

    Che succede se l' asse ottico non è allineato con l' asse meccanico di uno strumento

    Immaginiamo un cannocchiale montato su blocchi a V la cui lente obiettiva non sia stata montata in asse con il tu¬bo che la contiene ma un po' decentrata, sebbene non inclinata. Per questa ragione l'asse ottico di questo sistema di lenti non coincide con l'asse meccanico (il tubo) del cannocchiale e quindi, quando il corpo del cannocchiale verrà puntato verso un lontano oggetto, questo non sarà al centro dell'immagine. Se poi ruotiamo per 360º su se stesso il corpo del cannocchiale, quell’ oggetto sembrerà muoversi e alla fine della rotazione avrà descritto una circonferenza.
    Nel disegno MM' è il corpo del cannocchiale, cioè l'asse meccanico, OO' è l'asse ottico. Ruotando di 360º l'asse meccanico, l'asse ottico OO' cambia continuamente direzione. Gli infiniti punti di intersezione dell'asse ottico OO' con un immaginario piano P ortogonale all'asse mecca¬nico costituiscono una circonferenza. Questa sarà grande se la differenza di allineamento fra asse meccanico e asse ottico è grande, piccola
    se tale differenza sarà piccola.

    fig. 1 4C5HfG7l

    D'ora in avanti chiameremo OAT (Optical Axis Travel) questa variazione dell'asse ottico.

    Se invece le lenti fossero perfettamente allineate, il punto al centro dell'immagine resterebbe stabilmente al centro durante la rotazione del cannocchiale.
    È intuibile che, pur senza sapere dove punta il corpo (asse meccanico) del cannocchiale, lo si potrà scoprire facendolo ruotare di 180º; il punto verso il quale è allineato l'asse meccanico e col quale si deve allineare l'asse ottico è giusto a metà strada fra i punti al centro dell'immagine prima e dopo la rotazione (fig. 1)

    FINE SCHEDA 1

    Edited by Daniele Ricci Mingani - 30/10/2014, 23:16
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar

    atomix58

    Group
    Administrator
    Posts
    481
    Location
    Romagna

    Status
    Offline
    SCHEDA 2

    È intuibile che, pur senza sapere dove punta il corpo (asse meccanico) del cannocchiale, lo si potrà scoprire facendolo ruotare di 180º; il punto verso il quale è allineato l'asse meccanico e col quale si deve allineare l'asse ottico è giusto a metà strada fra i punti al centro dell'immagine prima e dopo la rotazione (fig. 1)
    Che succede quando un asse ottico del binocolo non è parallelo all'asse meccanico dello strumento

    Immaginiamo ora di avere bloccato lo snodo di un binocolo con l'asse meccanico (cioè lo stesso snodo) diretto verso un target a noi ignoto e così distante da poterlo considerare ad infinito. Anche se l'asse è bloccato, una metà del binocolo (generalmente la sinistra, per comodità espositiva qui considereremo ruotabile sempre questa metà binocolo) è libera, per cui possiamo aumentare e diminuire la IPD, operazione che fa ruotare su se stessa quella metà del binocolo in modo del tutto simile alla rotazione del corpo del cannocchiale in figura 1 , sebbene solo per un certo arco di cerchio (fig. 2).

    6Ywt2xT

    Come già visto col cannocchiale, se quell'asse ottico del binocolo è allineato all'asse meccanico (perno centrale), ossia se essi sono paralleli, allora il punto cui mira l'asse meccanico dovrebbe stare anche al centro del campo di visione di quella parte di binocolo, mantenendosi in tale posizione pur variando la IPD, ossia ruotando quella metà del binocolo.
    Se invece l'asse ottico non è allineato al meccanico, al centro del campo di visione sarà qualcos'altro ma non quel punto. Inoltre, al variare la IPD, l'oggetto al centro del campo di visione non sarà sempre lo stesso ma cambierà in maniera più o meno rilevante, perché al variare la IPD, e quindi al ruotare su se stessa la parte di binocolo in esame, quell'asse ottico starà cambiando il punto verso cui è allineato.
    Come premesso, noi non sappiamo dove è esattamente puntato l'asse meccanico, quindi non possiamo dire se l'asse ottico di quel mezzo binocolo è allineato con il meccanico semplicemente guardando cosa c'è esattamente al centro del campo di visione (field of view, d'ora in poi FOV). Capiamo che l'asse ottico è allineato quando l'oggetto al centro dell'immagine non cambia al variare la IPD, mostrando che non ci sono escursioni dell'asse ottico (OAT).

    Per intenderlo meglio ritagliamo un modellino di carta come quello in figura 3, in cui le linee a destra e a sinistra rappresentano rispettivamente l'asse ottico destro e quello sinistro, mentre quella centrale rappresenta l'asse meccanico del binocolo. Pieghiamo il foglio lungo l'asse meccanico MM' in modo da potere aprire e chiudere il modellino per simulare l'apertura e chiusura della IPD.

    PjMMbWT

    Abbiamo ritagliato il nostro modellino in modo che asse meccanico MM'e asse ottico di destra RR' siano paralleli, cioè che l'asse ottico di destra sia allineato perfettamente all'asse meccanico del binocolo. Invece l'asse ottico di sinistra l'ho abbiamo fatto decisamente divergente.
    Varieremo ora la IPD mantenendo fermo l'asse destro e ruotando l'asse sinistro, simulando così un binocolo la cui parte destra è stata bloccata a un supporto.
    Possiamo notare che l'errore di allineamento dell'asse ottico sinistro varia non appena cominciamo a variare la IPD. (fig. 4a,4b,4c)



    In queste immagini l'asse ottico di sinistra dapprima diverge, quindi punta verso il basso e infine verso l'alto. Con il modellino è facile notare che, al variare la IPD, la continua variazione dell'asse ottico di sinistra traccia un arco di cerchio.
    Questo cerchio è di diametro grande se la differenza di allineamento con l' asse meccanico è grande, piccolo se la differenza di allineamento è piccola.


    Fig. 5
    Analogamente a quanto fatto col cannocchiale, diamo una rappresentazione grafica dell' escursione (OAT) dell' asse ottico sx di questo modellino, tracciando i suoi punti di intersezione con un piano P ortogonale all'asse meccanico. Il piano P è come un grande schermo che mostra dove finisce l'asse ottico. Se questo fosse allineato (cioè parallelo) all'asse meccanico (snodo), esso intersecherebbe il piano nel punto left C . I punti di intersezione L58 e L74 indicano do¬ve realmente è puntato l'asse ottico sinistro quando la IPD è rispettivamente minima e massima.
    Come nel caso del cannocchiale, il centro di questo cerchio è il punto verso cui è diretto l'asse meccanico (riquadro A). Dato che il movimento dalla minima alla massima IPD (circa 58 - 76 mm) apre il binocolo di un angolo non troppo lontano da 60º (v. figura), tutto il mezzo binocolo sinistro ruoterà di circa 60º e anche l'arco di cerchio disegnato dal suo asse ottico non allineato corrisponderà allo stesso angolo.

    3XsO0ya

    Analogamente a quanto fatto col cannocchiale, diamo una rappresentazione grafica dell' escursione (OAT) dell' asse ottico sx di questo modellino, tracciando i suoi punti di intersezione con un piano P ortogonale all'asse meccanico. Il piano P è come un grande schermo che mostra dove finisce l'asse ottico. Se questo fosse allineato (cioè parallelo) all'asse meccanico (snodo), esso intersecherebbe il piano nel punto left C . I punti di intersezione L58 e L74 indicano dove realmente è puntato l'asse ottico sinistro quando la IPD è rispettivamente minima e massima.

    6bEe49z

    FINE SCHEDA 2

    Edited by Daniele Ricci Mingani - 9/11/2014, 23:59
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    atomix58

    Group
    Administrator
    Posts
    481
    Location
    Romagna

    Status
    Offline
    SCHEDA 3

    Dato che l'angolo cui corrisponde l'arco L58-L74 è di circa 60º, i punti L58, L74, C stanno grosso modo formando un triangolo equilatero (fig. 7). Conseguentemente, conoscendo i punti L58 e L74, cioè dove è puntato l'asse alla minima e alla massima IPD, possiamo approssimativamente dedurre la posizione di C, cioè del punto dove sta puntando l'asse meccanico (snodo del binocolo), e dove bisogna puntare l'asse ottico per azzerare la sua escursione (OAT).

    XgvPy2D

    Queste ultime considerazioni sono alla base del metodo di taratu¬ra chiamato "tail-of-arc", che come altre procedure di taratura collima per prima cosa l’asse ottico del mezzo binocolo ruotabile.
    Si determina la direzione dell'asse alla minima e alla massima IPD (i punti L58 e L74), si stima dove è left C e si aggiusta l'asse ottico dirigendolo verso quel punto. Si ripete questa procedura alcune volte fino a che l' escursione OAT dell'asse sinistro viene azzerata e l'asse ottico rimane costantemente diretto verso left C sia alla minima che alla massima IPD (il che avverrà, come è intuibile, anche a tutte le IPD intermedie).
    A questo punto si è ottenuto il parallelismo fra l' asse ottico del mezzo binocolo ruotabile e l'asse meccanico (snodo); ora non resta che collimare anche l'asse ottico del mezzo binocolo solidale allo snodo, allineandolo all'asse ottico del mezzo binocolo ruotabile.
    Tuttavia per questa procedura c'è bisogno di sapere dove sono i punti L e L1, per cui sono necessari come minimo:
    un supporto per il binocolo che tenga perfettamente bloccata la metà del binocolo solidale allo snodo e che tuttavia consenta di ruotare l'altra metà; inoltre deve permettere precisi orientamenti verticali e laterali del binocolo.
    Questo supporto garantisce che il binocolo non vari accidentalmente la posizione mentre si compiono le operazioni
    di controllo e taratura. Il minimo gioco meccanico potrebbe compromettere la precisione della collimazione.
    un collimating scope, cioè un cannocchiale di basso ingrandimento con reticolo che, piazzato dietro l'oculare, verifichi attraverso l'immagine ingrandita dal mezzo binocolo ruotabile le escursioni del suo asse ottico e poi, una volta collimato il mezzo binocolo ruotabile, controlli anche il mezzo binocolo solidale all'asse.

    Il nostro obiettivo è invece trovare un metodo di collimazione del binocolo senza strumenti particolari e per di più senza l'obbligo di dover mantenere bloccato il binocolo durante l'aggiustamento.

    Collimazione con il binocolo a mano libera (o su un supporto che non blocca fermamente l’asse meccanico del binocolo)

    Prima di andare avanti soffermiamoci su una considerazione banale ma necessaria per non cadere in equivoci: i movimenti dell'asse ottico e i movimenti dell'immagine sono simmetricamente opposti. Quando osserviamo un panorama e muoviamo il binocolo (e quindi gli assi) verso destra, il panorama inquadrato sembra anda¬re verso sinistra.
    Analogamente, se regoliamo un asse ottico in modo che punti più in basso, otterremo un'immagine nel FOV più alta di prima .
    Con il binocolo a mano libera (o su un treppiede, che è lo stesso) non possiamo mantenere lo strumento stabil¬mente in una posizione, e perciò non possiamo, per esempio, verificare gli spostamenti assoluti degli assi ottici mentre regoliamo gli eccentrici degli obbiettivi. Li possiamo verificare solo confrontando un asse ottico con l'altro asse, possiamo cioè verificare i suoi spostamenti solo relativamente all'altro asse ottico. Regolando un asse ottico noteremo che l'immagine (che come ricordato si muove in direzione opposta all'asse) sale, scende, converge o diverge rispetto all'altra immagine.
    In questo modo possiamo certo aggiustare le immagini in modo che non siano né convergenti, né divergenti e verticalmente alla stessa altezza, riuscendo ad avere degli assi paralleli fra loro, ma quasi sicuramente essi non saranno paralleli allo snodo. Quello che abbiamo ottenuto è stato propriamente battezzato da Bill Cook (nautical ecc) conditional alignment, cioè il parallelismo fra gli assi ottici a condizione che non si cambi la IPD, pena la perdita del parallelismo fra gli assi.

    Un Conditional alignment è facile da ottenere, due assi ottici possono essere paralleli puntando insieme verso qualsiasi direzione, ma se non puntano dove punta l'asse meccanico non c'è collimazione. Il nostro obiettivo è allineare assi ottici e asse meccanico insieme in modo da ottenere il parallelismo degli assi ottici a ogni IPD. Comunque vedremo di qui a poco che il conditional alignment è un passo intermedio per arrivare alla vera e propria collimazione.
    Il problema dunque è come allineare gli assi ottici all'asse meccanico col binocolo non bloccato da un supporto, cioè con il binocolo a mano libera o semplicemente montato su treppiede, e avendo per unico punto di riferimento la posizione dell'altro asse.
    Come già sappiamo, usando il metodo "tail-of-arc" e un apparato per la collimazione, il binocolo deve essere bloccato dal supporto per permettere di valutare l'escursione OAT dell'asse sinistro. Solo il mezzo binocolo sinistro ruota, mentre la parte destra, che è solidale allo snodo, rimane ancorata al supporto.
    Invece a mano libera o sul treppiede l'apertura o chiusura della IPD viene ripartita sui due mezzi binocoli.
    Infatti dopo avere variato la IPD dobbiamo riportare il binocolo in posizione orizzontale per poterci guardare. Questo semplice movimento fa sì che i sessanta gradi di rotazione del mezzo binocolo sinistro si trasformino in trenta gradi di rotazione di ciascun mezzo binocolo e quindi di ciascun asse ottico (fig. 8).

    vkxX8go

    Questo sembrerebbe complicare ulteriormente la situazione. Dato che ambedue i mezzi binocoli ruotano contemporaneamente, anche i loro assi ottici sviluppano contemporaneamente differenti escursioni, e perciò sembra impossibile determinare l'escursione OAT dell'uno usando per riferimento la posizione fissa dell'altro, dal momento che anche questo si sta muovendo.
    In realtà però questa ripartizione della rotazione ci viene in aiuto.
    Infatti possiamo notare dalla figura che i mezzi binocoli stanno ruotando in senso opposto, il sinistro in senso orario, il destro in senso antiorario (fig. 9).

    ZAHyfVJ

    Una conseguenza di questa ripartizione della rotazione è che in tutti (e solo) quei casi in cui i due assi ottici, a una determinata IPD, hanno un identico errore rispetto all'asse meccanico, al variare la IPD essi svilupperanno una escursione OAT in ugual misura ma con verso opposto.
    Assi ottici con identico errore rispetto all'asse meccanico sono logicamente assi ottici paralleli fra loro, quindi sono assi conditionally aligned. Dunque possiamo concludere che tutte (e solo) le coppie di assi ottici conditionally aligned sviluppano escursioni OAT in ugual misura ma con senso di rotazione opposto.
    Per afferrare meglio il concetto, usiamo il solito modellino. Lo faremo in modo che possa simulare molti differenti casi di conditional alignment.
    Aggiustiamo gli assi ottici come nella figura 10, perché alla minima IPD puntino ambedue più a sinistra e più in alto dello snodo (se questo fosse puntato verso il centro di un lontano orologio, gli assi punterebbero verso le 10.30)

    pPmz8bS

    Apriamo ora la IPD, senza tenere bloccata la parte destra ma ripartendo il movimento tra le due parti del nostro modellino. Come mostra la figura 11, l'asse sinistro sale e va verso destra, l'asse destro scende e va verso sinistra.
    Tracciamo sul nostro immaginario piano P gli OAT dei due assi in questione.

    h3lLXen

    Come sappiamo, a mano libera possiamo verificare gli spostamenti di un'asse ottico solo relativamente all'altro asse. Se a mano libera cerchiamo di osservare l' OAT in un binocolo conditionally aligned come quello esemplificato dal modellino, non cogliamo l'OAT di ciascun asse ottico ma il risultato combinato dei due OAT. Tuttavia, poiché partivamo da una condizione di conditional alignment sappiamo che quell'OAT è pura somma di due OAT uguali ma di verso opposto: l'asse di sinistra sale e va a destra mentre in ugual misura l'asse destro scende e va a sinistra.
    Questo significa che, una volta ottenuto un qualsiasi conditional alignment, quando variamo la IPD possiamo interpretare l'OAT osservato come somma di due OAT uguali ed opposti.

    FINE SCHEDA 3
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    atomix58

    Group
    Administrator
    Posts
    481
    Location
    Romagna

    Status
    Offline
    SCHEDA 4

    MzlT9h8Pb0cGUItc6IHoyMEjTicU

    FOtAsgreXS9qpcPowwHJA[IMG]">
    L’errore nella perpendicolarità dell’immagine e la sua influenza sulla collimazione
    In un binocolo a prismi di Porro, prima di procedere alla collimazione degli assi bisogna posizionare i prismi a 90° fra di loro in ciascun mezzo binocolo. Se questo non accade l’immagine risulterà pendere da una parte. In genere si accetta un errore di 1° fra le due immagini. E’ però consigliabile ridurre al minimo quest’errore, dato che influenza la collimazione nelle aree periferiche.
    Se accettiamo 1° di errore fra la squadratura dei prismi dx e quella dei prismi sx, il binocolo non sarà in grado di fornire una immagine allineata in tutto il campo di visione. Infatti, quando il binocolo risulterà allineato nel centro dell’immagine resterà un errore di allineamento al bordo del campo, che sarà verticale, convergente o divergente a seconda del punto periferico preso in esame (vedi figura). Per es., in un FOV di 12,2 m a 100 m (circa 7°), al bordo destro e sinistro si produce più o meno il seguente disallineamento verticale : Disallineamento = 1⁄2 FOV · tan1° = 6,1 · 0,01745 = circa 0,106 m. Il che vuole dire che c’è uno scalino ai bordi destro e sinistro di circa 3’40”, valore molto poco accettabile già in un 7x, dato che l’errore, moltiplicato dal binocolo, arriva a quasi 25’). Tale errore periferico è soprattutto verticale in oggetti ai bordi dx e sx del centro del FOV. Inoltre, essendo l’errore variabile (verticale o convergente o diver- gente a seconda del punto periferico preso in esame) non c’è modo per l’occhio di correggere il disallineamento allo stesso tempo su tutto il campo inquadrato. Questo può creare fastidio visivo e difficoltà nel cogliere l’immagine nella sua interezza. Nelle figure 17 a, 17b si cerca di esemplificare tale problema.

    24



    <img src=[/IMG]vCSRjmWlITfmQCIHozMqXsuwJTeyEfvo16sdilgbctf5iMtccn

    FINE SCHEDA 4

    SCHEDA 5

    H1FOMeQDRUFsLfNQUcGVyJMD2u42nSl21ka

    FINE SCHEDA 5

    Edited by Daniele Ricci Mingani - 21/5/2017, 00:12
     
    Top
    .
4 replies since 17/10/2014, 22:55   10400 views
  Share  
.