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La cosa migliore che mi viene in mente è postare il fantastico lavoro di Giuseppe Ciccarella, assoluto esperto in argomento.
Faccio solo notare che il Dott. Ciccarella parla di doppio e triplo strato già negli anni che precedono o durante (1942) il secondo conflitto mondiale.
Questo dettaglio non fa che confermare, per l'ennesima volta, che la tecnologia militare precede in media di 20/30 anni quella normalmente disponibbile sul mercato consumer. Tale fatto, in termini di efficenza si commenta da solo. E questo aspetto è tuttora valido.
Buona lettura.
ANTIRIFLESSO E VETRI
Testo di Giuseppe Ciccarella
Nel 1935 Bausch & Lomb negli Stati Uniti d’America e in Germania il Dr. Smakula della Carl Zeiss Jena, e la Ernst Leitz di Wetzlar, quasi simultaneamente, svilupparono le prime tecnologie al Floruro di Magnesio per il trattamento multistrato (due strati) antiriflesso dei vetri ottici. Dal 1942 gli strati multipli arrivarono a tre. Naturalmente i costi di queste
applicazioni erano elevatissimi, tant’è che erano impiegati esclusivamente nell’ambito
militare e di conseguenza era mantenuto il massimo riserbo.
In seguito si è saputo che nel periodo bellico gli obiettivi della Eastman Kodak per la
ricognizione aerea raggiungevano prodigiosi risultati grazie a sostanze come l’Uranio, che
in minimali entità sulle lenti frontali, garantiva l’effetto antiriflesso, e grazie anche all’uso di
vetro al Torio, anch’esso radioattivo, nell’ultima lente dell’obiettivo Aero-Ektar, si
migliorava il coma alle massime aperture e l’aberrazione cromatica.
L’uso di questi strati ai floruri sulle superfici in vetro di gruppi ottici, poté incrementare la
trasmissione della luce dal 65 all’80%, un aumento di contrasto e la riduzione dei riflessi
interni. Questo fu un notevole passo avanti della tecnologia in campo militare prima, ed in
quello consumer poi. Dopo il conflitto mondiale, l’utilizzo “civile” di questa scoperta si
limitava ad un singolo strato antiriflesso e rimase lo standard fino alla metà degli anni
sessanta quando il multistrato iniziò ad essere comunemente impiegato.
Le più comuni sostanze utilizzate sono il Floruro di Magnesio ed il Floruro di Litio e
possono essere utilizzati su molti tipi di vetro, il procedimento prevede l’evaporazione di
tali sostanze in quantità dosata entro appositi contenitori posti sotto vuoto. Il vapore
condensato di questi floruri, precipitando, si deposita sulla superficie delle lenti creando un
rivestimento di spessore calcolato, in grado così di contrastare l’effetto dei raggi di luce
riflessa.
L’uso del multistrato, decantato da vari fabbricanti, ha ingenerato spesso una grande
confusione tra gli acquirenti, e i sensazionali proclami pubblicitari hanno spesso connotato
aspetti anche fraudolenti. Nei primi anni cinquanta, ad esempio, alcune marche
giapponesi di binocoli furono importate negli Stati Uniti.
La documentazione che li accompagnava assicurava che il sistema
ottico era dotato di trattamento antiriflesso multistrato. In realtà solo la superficie esterna
dell’oculare e della pupilla d’uscita erano stati trattati con un singolo strato, gli altri elementi
ottici interni ne erano completamente privi.
Nel 1972 l’Asahi Pentax compie un altro passo avanti perché acquista da una società
americana, la tecnologia per l’applicazione dell’antiriflesso nella produzione di serie. Tale
tecnologia, di derivazione militare, mantiene l’eredità radioattiva dello strato micronizzato
antiriflesso. L’Asashi consigliava di non tenere addosso per lungo tempo la macchina
fotografica con l’SMC Takumar 50/1.4 – Uranio nello strato antiriflesso dell’ultima lente - e
di togliere prima possibile la pellicola dalla macchina.
Di lì a poco si diffuse una corsa commerciale: Fuji vantò l’introduzione di un proprio
trattamento con ben undici strati diffusi da un esclusivo cannone elettronico.
In un obiettivo fotografico la luce che attraversa le singole lenti compie dei passaggi
intermedi attraverso l’aria che separa le lenti. Questo percorso determina una perdita
indesiderata di luce, inoltre si formano interiflessioni parassite, ogni volta che la luce dal
vetro attraversa l’aria per poi rientrare nel vetro e così via per il numero degli elementi che
costituiscono il gruppo ottico. L’efficacia del multicoating permette di limitare le perdite
percentuali per riflessione, confermando quindi l’utilità del trattamento.
Quando compaiono aloni nelle fotografie in controluce si pensa che l’obiettivo possa non
essere all’altezza. In realtà le condizioni estreme mettono a dura prova l’intero sistema
ottico. Il trattamento multicoating perde efficacia se la luce è molto obliqua con angolo
d’incidenza che supera il 60%, a 120% poi la capacità del multistrato si dimezza. In
definitiva il trattamento multistrato non è lo specifico miracoloso. Uno schema con pochi
elementi, al di la del trattamento multistrato, può dare buoni risultati grazie al ricorso a vetri
a dispersione anomala. La conferma ci viene da Leitz, che a lungo ha sostenuto che per
talune ottiche luminose, non è necessario applicare sistematici trattamenti multistrato
perché la differenza la fanno i preziosi vetri ad alto indice di rifrazione, insieme al collante
Absorban per le lenti e non ultimi gli schemi ottici. Il mix garantisce una trasmissione della
luce intorno al 96% circa. Nel 1973 Leitz applicò il trattamento multistrato su alcuni obiettivi
perché apportava reali vantaggi. Ad esempio, il Summilux-M 35/1.4 solo dal n° 2.930.000
circa (1978), ha ricevuto il trattamento multicoating (riflessi color giallo ocra e magenta),
perchè il trattamento apportava reali vantaggi. Leitz non ha mai sbandierato con enfasi,
continue avveniristiche innovazioni. La discrezione, legata alla storica e consolidata
austerità dirigenziale è legittimata anche da fattori riconducibili al suo impegno nei delicati
settori della difesa. Lo stabilimento Leitz di Midland in Canada, poteva insieme al Leitz
Glass Research Laboratory di Wetzlar, essere annoverato nel ristretto ambito dei centri di
ricerca ottica d’eccellenza. Osservando un 180 Apo-Telyt, derivato dal 180 Elcan per la
U.S. Navy, non notiamo particolari strati antiriflesso dai colori variopinti, eppure a tutt’oggi
risulta essere uno dei migliori obiettivi sulla scena mondiale.
La U.S. Navy richiedeva specifiche elevatissime, l’eminente Dr. Walter Mandler inserì nello schema un vetro ottico
“ipotetico” dalle prestazioni estreme, irraggiungibili dai vetri esistenti. Il centro ricerca ottica
di Midland, che faceva capo alla vetreria dai giganteschi forni di fusione capaci di sfornare
tonnellate di vetro ottico speciale, impiegò tre anni in ricerca e sviluppo per inventare, il
vetro Leitz 554666, capace di rispondere alle precipue richieste del grande “guru” Mandler.
Il progetto, classified, 180 Elcan per la marina statunitense andò così felicemente in
“porto”.
Quando i suoi concorrenti pubblicizzavano le virtù dei loro esclusivi procedimenti
antiriflesso, Leitz poneva massimo affidamento alla trasparenza dei suoi vetri che
garantivano una evidente saturazione cromatica ed un ottimo contrasto. L’uso, molto
parco del multicoating era una scelta consapevole, e non lo escludeva in assoluto laddove
realmente serviva. La società Elcan di Midland, del gruppo Raytheon, prosegue il
cammino d’alta ricerca e innovazione, tracciato dal 1952 al 1990 dall’avveduto vertice
societario Leitz. La ricerca sul vetro si è concentrata su tipi di vetro ottico variamente additivato.
Per costruire un vetro si cerca di combinare una lente a vetro Crown ad alta rifrazione con un’altra Flint light
a bassa rifrazione e ad indice di dispersione identico alla prima,
per migliorare la resa cromatica. Questoper portare sul piano pellicola, a fuoco nel medesimo modo, lunghezze d’onda anche
molto diverse tra loro. Lo scopo è quello d’ottenere una elevata nitidezza: quindi
correzione cromatica non sinonimo tanto di “perfezione nella resa del colore” quanto
invece di “contorni molto nitidi”. Con il termine inglese Crown si distinguono vetri che hanno una dispersione dal valore
maggiore di 50-55. Con il termine inglese Flint si indicano vetri che hanno dispersione inferiore a 50.
Nel corso degli anni la corsa al miglioramento delle caratteristiche dei vetri ottici trovò in
alcune sostanze l’interesse delle case produttrici.
Per molto tempo la Leitz ha utilizzato il Lantanio capace di restituire immagini dalla
plasticità incomparabile. Il Lantanio ha un alto indice di rifrazione e una bassa dispersione.
Fu detto che il Lantanio fosse radioattivo. In natura esistono due isotopi del Lantanio, uno
dei quali residualmente radioattivo, in realtà sono le sabbie da cui si estrae il Lantanio a
contenere isotopi radioattivi. Dai giacimenti di sabbie monazitiche del Sud Africa, India,
Tasmania, Australia, Brasile e Venezuela, si estrae il Lantanio ma anche Cerio e Torio. La
difficoltà a separare le sostanze, chimicamente affini, è alla base della contaminazione di
cui può essere affetto il Lantanio. In effetti, la presenza più o meno accentuata d’isotopi
radioattivi è legata all’origine delle Terre Rare, al luogo di provenienza, ai vari lotti di
produzione e alle più o meno rigorose specifiche nella raffinazione. Oggi la Schott &
Genossen (Zeiss) avverte come sia difficile l’eliminazione completa d’elementi spuri come
il Torio, dal minerale grezzo. Altro discorso, invece, è l’impiego deliberato del Torio come
componente in grado di elevare le caratteristiche ottiche di un dato vetro.
Il primo obiettivo Leitz con Lantanio fu il Summicron 50 a vite del 1953. Inizialmente in fase
d’ultimazione del progetto, per migliorarne le caratteristiche, si fece ricorso, come additivo,
all’ossido di Torio, perché la Schott non disponeva di un vetro ad alto indice di rifrazione.
In questi primi obiettivi è possibile trovare alcuni esemplari con la caratteristica colorazione
giallina; il Torio, infatti, in fase di decadimento assume questa tipica colorazione. E’
doveroso distinguere l’ingiallimento dovuto al fisiologico invecchiamento del collante che
unisce i doppietti, come il Balsamo del Canada, che in passato era impiegato, rispetto ad
un denso cromatismo giallastro ma anche marroncino, di una lente o di un gruppo ottico,
dovuto come detto, all’impiego di vetri con additivo al Torio che nel tempo decade.
In natura il Torio emette particelle Alfa e suoi isotopi emettono particelle Beta, entrambe
innocue perché non penetranti. Il vero pericolo risiede nel Torio, presente nei vetri, con gli
anni decade e inizia ad irradiare raggi Gamma e X. Inutile dire quanto siano dannosi i
penetranti raggi Gamma e X.
Il Summitar* del 1950 aveva quattro lenti all’ossido di Torio 691548 – la prima, la terza, la
sesta e la settima – e non fu possibile dai progettisti aggiungere una lente all’ossido di
Piombo che schermasse la pellicola dalla velatura da radiazioni.
Nel 1954 Leitz utilizzò, per il Summicron 50 il famoso vetro Crown al Lantanio LaK9, da lei
stessa progettato e prodotto – nel primo, nel terzo e nel sesto elemento - ad alto indice di
rifrazione, non “drogato” dal Torio. Leitz cedette la licenza costruttiva del LaK9 a diverse
industrie ottiche prime fra tutte la Schott che potè renderlo disponibile in quantità
industriali.
In seguito Leitz utilizzò i vetri al Lantanio della Schott per l’Elmar 50/3.5 e nel successivo
50/2.8; il Lantanio fu utilizzato per la prima lente, LaKN9, e l’ultima, LaK9, entrambi vetro
proprietario Leitz.
Nel 1966 Marx e Sindel “padri” del Noctilux 50/1.2, utilizzarono vetri, ad altissima rifrazione
e dispersione ridotta, tra i quali il vetro Leitz PKT98, sviluppati nel Leitz Glass Research
Laboratory. Allo sviluppo e alla conseguente produzione di vetri specialissimi tra i quali, il
famoso vetro Leitz 900/1, utilizzato per la seconda e la quinta lente del 50/1.2 e poi anche
nel Noctilux successivo del Dr. Mandler, prese parte oltre a Broemer e Meinert anche
Ernst Leitz III. Nel 1976 il nuovo 50/1 aveva la seconda e la quinta lente, in vetro Leitz 900403, del Leitz
Glass Research Laboratory, il vetro della prima lente LaK12 della Schott, mentre la sesta
e la settima LaF21 sempre del Leitz Glass Research Laboratory.
Gli obiettivi successivi ai Summitar* e ai primissimi Summicron a vite – nei quali era
presente il Torio - utilizzavano Lantanio ben lavorato, che non presentava emissioni
radioattive superiori al fondo naturale.
Leitz già dagli obiettivi APO usò il fosfato di Fluoro con dispersione pressochè nulla, e
smise di utilizzare vetri al Lantanio. Schott, comunque, tuttora ha in produzione vetri al
Lantanio. Per i vetri speciali UD e ED, rispettivamente Canon (tranne i Canon Fluorite) e
Nikon usano ancora il Lantanio e Terre Rare non accuratamente raffinate. La spiegazione
sta nel fatto che per eliminare le incresciose aberrazioni cromatiche, i nipponici ricorrono ai
vetri alle Terre Rare a bassa dispersione, che garantiscono buoni risultati anche se le
emissioni radioattive superano il fondo naturale. In effetti, ci sono obiettivi storici Leitz e Zeiss dalla resa affascinante e unica proprio perché utilizzano vetri additivati alle Terre Rare. La loro residuale emissione radioattiva
non riuscirà a farceli detestare.
Dedicato a Ghester.
Giuseppe Ciccarella
Edited by Marco Ghirardi - 27/12/2014, 22:58. -
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Lettura davvero interessante, ha integrato qualche nozione che mi mancava . -
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Non si finisce mai di imparare... davvero interessante
Ho posseduto e scattato con il Summicron 50mm f2 e confermo che gli obiettivi leitz hanno una plasticità incomparabile a un obiettivo di oggi.. -
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Allora, per ordine:
- Bravo Marco Ghirardi a rispolverare il famoso testo "Ciccarella" sui trattamenti antiriflesso.
- Marco Bensi, senza nulla togliere all'importanza del testo di cui sopra, ha rilevato con certezza trattamento antiriflesso
in un binocolo che possiede (Goertz se non ricordo male) dei primi anni venti. Per cui si aprono scenari molto interessanti che sarebbero
da approfondire. Marco Bensi ci legge e potrebbe aggiungere qualcosa poiché sull'argomento ha senz'altro avuto confronti
internazionali
- sono fortunato possessore di due strepitosi, ancora oggi, binocoli Leitz (campofortit 15x60 - maroctit 8x60) dei primi anni sessanta,
Confermo l'eccellenza ottica dei trattamenti antiriflesso entrambi dello stesso tipo: una trasparenza impressionante con resa cromatica
impensabile per quegli anni. Sono convinto che il risultato ottico, in questo caso, sia dovuto anche alla qualità superiore del vetro ottico
usato per questi due pezzi da novanta della produzione Leitz di quell'epoca.
Ciao ciao. -
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Non posso che confermare quanto riportato da Zio Carlo per i Leitz.
Una classe a parte.
Di seguito un Marseptit 7X50. Caratteristico il colore del coating delle lenti (quasi nere) con solo tenui riflessi magenta e blu.
Un Marsept 7X50 IF
Qui il Maroctit 8X60, dove sfruttando una particolare incidenza della luce emerge il blu/magenta/rosa del trattamento (più evidente sulla lente obiettiva da 60mm rispetto a quelle di diametro minore). Molto caratteristico anche questo effetto "specchio".
Sono i binocoli con il cromatismo più azzerato e più trasparenti che abbia mai provato. Queste ottiche non trasmettono l'immagine, la scolpiscono.
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Grazie Carlo per la citazione ....ma metto solo le mani avanti per non cadere indietro....
La "certezza" non la posso avere solo da un esame osservativo di un esemplare ...ma rimandando allo scambio di messaggi che seguirono alle mie osservazioni dopo aver avuto in mano un binocolo sperimentale Goerz 8x26 mod.Magon del 1926(ce l'ho ancora)...io vi segnalo due link...senza riscrivere tutto in questo topic..ma resto a disposizione per le vs domande ..giustamente dubbiose o confermative.
Questo è il binocolo in mio possesso
http://forum.astrofili.org/viewtopic.php?f=26&t=48240
Questo è un binocolo venduto su ebay dello stesso periodo ma modello Magon 8x30
http://blog.libero.it/GOERZ/9808999.html?ssonc=980097375
Ripeto ..per chi ha dubbi o vuole giustamente capire di piu' (come farei io stesso) ...che probabilmente la Goerz prima di essere fondersi nel gruppo Zeiss-IKON nel 1926-27 ...aveva allo studio qualche sistema antiriflesso (ma forse l'avevano anche altri) ma che poi , come ovvio, fu continuato e ufficializzato in ambito Zeiss-IKON negli anni successivi ...
Bellissimo l'articolo di Ciccarella.
Buona giornata a tutti e Buon Anno !!. -
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Esprimendo un mio del tutto personale parere ritengo che, in ogni testo letto sino ad oggi relativo il Transparenzbelag, sia riportato un errore che accomuna ogni autore: viene erroneamente, a mio avviso, considerato infatti il 1935 come l'anno relativo lo sviluppo del "trattamento antiriflesso".
Il 1935 non è l'anno dello sviluppo ma solo del brevetto ovvero quel titolo giuridico in forza del quale al titolare, in questo caso al Dott. Aleksander Smakula, viene conferito un diritto esclusivo di sfruttamento dell'invenzione e che consente di impedire ad altri di produrre, vendere o utilizzare l'invenzione senza autorizzazione. Io posseggo uno straordinario e rarissimo Binocolo 15x60, realizzato nel 1917 denominato AVIOTUR prodotto dalla Leitz Wetzlar in soli 5 esemplari di cui solo 2 conosciuti in dotazione ai Beobachter della Luftstreitkräfte/Kaiserliche Marine, sul quale è stato impiegato il Transparenzbelag seppur in forma ancora non stratificata in modo "pesante" a confronto di un 10x80-20° del 1943 o di un UDF 7x50 Zeiss. Senza voler sconvolgere troppo (ma a mio avviso ci sono molti lati oscuri sulla vicenda) ritengo che non fu neppur il Dott. Smakula l'inventore di questo sistema in quanto all'età di soli 17 anni, nasce infatti nel 1900 a Dobrovody ex Austria–Hungary oggi attuale Ucraina, non potè inventare con tutta probabilità questo straordinario e rivoluzionario sistema. Per la mia conoscenza, senza dilungarmi troppo sull'argomento, ritengo che lo sviluppo del Transparenzbelag sia da attribuire a qualche tecnico dipendente della Goerz o della Leitz ma che l'invenzione della formula del Transparenzbelag debba essere ricercata e attribuita tra il 1885 e i primi anni del 1900 periodo entro il quale videro la luce le più grandi invenzioni in campo ottico. A fronte di quanto sopra scritto vorrei portare l'attenzione a ciò che avvenne in merito al brevetto del prisma ottico. Ringrazio il Sig. Rossi e il Sig. Bensi per aver, in modo estremamente soft ed intelligente, riportato esempi che non lasciano dubbi e il Sig. Ghirardi per aver aperto questo interessantissimo argomento.. -
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Bellissimo leggervi . -
.Esprimendo un mio del tutto personale parere ritengo che, in ogni testo letto sino ad oggi relativo il Transparenzbelag, sia riportato un errore che accomuna ogni autore: viene erroneamente, a mio avviso, considerato infatti il 1935 come l'anno relativo lo sviluppo del "trattamento antiriflesso".
Il 1935 non è l'anno dello sviluppo ma solo del brevetto ...................
Esprimo un sentito grazie a HISTORICA CILLECTIBLES per aver confermato la convinzione di pochi di noi che datavano negli anni venti l'introduzione dei trattamenti antiriflesso.
Così facendo l'asticciola del tempo è stata innalzata, a ritroso, agli anni '10, se non addirittura ai primissimi '900.
Una notizia importante, divulgata attraverso PASSIONE BINOCOLI, da FONTE IMPORTANTE ED ACCREDITATA.
Grazie ancora ad HISTORICA COLLECTIBLES da parte nostra.. -
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Ringrazio anche io CarloRossi e HISTORICA COLLECTIBLES della loro gentilezza e competenza:
HISTORICA COLLECTIBLES tocca esattamente il punto importante di quasi tutte le questioni in merito a "scoperte e studio" di nuove soluzioni e il loro brevetto ufficiale.
Tanto per fare due chiacchiere ...Un altro caso emblematico fu quello che tocco' il tentativo di brevettare da parte di Ernest Abbe della Zeiss nel 1895 il brevetto del 1° binocolo prismatico al mondo come ..se fosse esclusiva farina del proprio sacco ...il che avrebbe bloccato la Goerz ed altre ditte europee dalla produzione di binocoli prismatici.
Invece ..fortunatamente le piu' importanti aziende ottiche inglesi e tedesche (tra le quali la Goerz) misero in evidenza agli uffici dei Brevetti che il "prisma" (e del suo primo monocolo prismatico al mondo) era una invenzione di 50 anni prima di un genio italiano ...Ignazio Porro e che questo aspetto non poteva dare l'esclusiva alla Zeiss.
Nel libro del 25° anniversario della Goerz ...descrivono questo episodio ..che consentì alla Goerz(ed altri) di passare dal sistema galileiiano a quello prismatico pochi mesi dopo la Zeiss(appena vinta la causa) con il primo binocolo nel 1896 con 4 modelli diversi 3x, 6x, 9x, 12x.
Che sia chiaro ....tra Zeiss e Goerz c'era una rivalita' cavalleresca che era anche costellata di riconoscimenti reciproci della qualita' della ditta antagonista sia in campo binoculare che fotografico con le fantastiche ottiche prodotte dalle due aziende tedesche.
Fonti : libro FESTSCHRIFT HERAUSGEGEBEN VON DER OPTISCHEN ANSTALT C.P GQERZ -1886-1911
Salutoni a tutti !!
Edited by Bensi - 28/12/2014, 14:46. -
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Grazie a lei Rossi per aver saputo introdurre in punta di piedi un argomento che oltralpe non viene affatto messo in discussione (è grazie alla curiosità di persone come lei che hanno voglia di far luce su "oscure" e "indiscutibili" tematiche che la conoscenza progredisce) e grazie a Bensi che con le sue precise puntualizzazioni è riuscito a focalizzare e centrare esattamente la questione. Speriamo che molti altri possano riuscire a mettere a "fuoco" questo intrigante argomento. . -
.Io posseggo uno straordinario e rarissimo Binocolo 15x60, realizzato nel 1917 denominato AVIOTUR prodotto dalla Leitz Wetzlar in soli 5 esemplari di cui solo 2 conosciuti in dotazione ai Beobachter della Luftstreitkräfte/Kaiserliche Marine, sul quale è stato impiegato il Transparenzbelag seppur in forma ancora non stratificata in modo "pesante" a confronto di un 10x80-20° del 1943 o di un UDF 7x50 Zeiss.
Grazie!!! per questa testimonianza/conferma autorevolissima e per tutto il resto.. -
Born to… Zeiss.
User deleted
Discussione davvero interessante per le "certezze" che vengono incrinate circa la datazione dei primi trattamenti antiriflesso.
Nel lungo scritto del Dott. Ciccarella mi pare pero' che non siano sempre chiarissimi i confini, quando si parla di elevata qualita' ottica degli obiettivi (fotografici e non), tra l'influenza esercitata dai trattamenti AR e quella derivante dall'utilizzo di vetri con particolare composizione. Nello specifico le questioni relative alla radioattivita', a quanto ho capito, non sarebbero da ricondurre ai trattamenti (fluoruri) bensi' ai composti utilizzati per la fabbricazione di vetri speciali (uranio, cerio, torio, isotopi del Lantanio, terre rare in generale).. -
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Grazie a Lei Historica per questi importantissimi contributi.
@ Born
Da quello che ho compreso la maggior parte di materiali radioattivi sono infatti compresi negli impasti ottici (principalmente...).
Ma forse anche qualche trattamento. Penso che la tua attenzione si sia focalizzata in questo punto del testo di Ciccarella:
"In seguito si è saputo che nel periodo bellico gli obiettivi della Eastman Kodak per la
ricognizione aerea raggiungevano prodigiosi risultati grazie a sostanze come l’Uranio, che
in minimali entità sulle lenti frontali, garantiva l’effetto antiriflesso, e grazie anche all’uso di
vetro al Torio, anch’esso radioattivo, nell’ultima lente dell’obiettivo Aero-Ektar, si
migliorava il coma alle massime aperture e l’aberrazione cromatica."
Infatti qui " che in minimali entità sulle lenti frontali, garantiva l’effetto antiriflesso,"
sembra che l'uranio sia contenuto nel trattamento. Aspettiamo pareri.. -
Born to… Zeiss.
User deleted
Attendiamo chiarimenti... .